La prescrizione di una cartella esattoriale è un argomento che può generare molte domande. Se hai ricevuto una intimazione di pagamento da parte dell’Agenzia delle Entrate Riscossione, potresti chiederti: “Dopo quanti anni si prescrive una cartella esattoriale? Quando si applica la prescrizione breve? Quando la somma contenuta nella cartella non è più dovuta?” Queste sono domande legittime e importanti.
Prescrizione breve e ordinaria
Non tutte le cartelle esattoriali hanno lo stesso termine per andare in prescrizione. Per anni, la questione se le cartelle esattoriali si prescrivono dopo 10 o 5 anni ha diviso gli orientamenti legislativi. Tuttavia, l’opinione prevalente oggi è che le cartelle esattoriali si prescrivono dopo 5 anni. Questa “prescrizione breve” è a favore dei contribuenti.
La prescrizione in cinque anni riguarda:
- multe stradali;
- contributi previdenziali;
- imposte e tasse dovute agli enti locali (Imu, Tari e così via);
- canone Rai;
- imposte e tasse dovute allo Stato (Iva, Irpef e così via)
- ogni tipo di sanzione amministrativa.
Prescrizione automatica cartella esattoriale
La prescrizione in questi casi è automatica. Quindi, trascorsi 5 anni, il contribuente non dovrà fare nessun adempimento formale/fiscale affinché il debito nei confronti dell’Agenzia delle Entrate si consideri estinto. Tuttavia, se il debito dovesse essere nuovamente richiesto, il contribuente dovrà procedere con una istanza in autotutela per l’annullamento della cartella esattoriale.
L’articolo 2953 del codice civile prevede che “I diritti per i quali la legge stabilisce una prescrizione più breve di dieci anni, quando riguardo ad essi è intervenuta sentenza di condanna passata in giudicato, si prescrivono con il decorso di dieci anni”. Tuttavia, l’orientamento prevalente è che le cartelle esattoriali cadono in prescrizione dopo 5 anni, non 10 come prevede il termine ordinario.
La prescrizione breve di 5 anni delle cartelle esattoriali è confermata dalla Giurisprudenza, in prima battuta dalla Corte di cassazione (sentenza n. 23397/2016), successivamente dalla Commissione Tributaria Regionale del Lazio con la decisione 1471/2020. Quest’ultima ha stabilito che la richiesta di rateizzazione del debito non interrompe il decorso della prescrizione.
In conclusione, conoscere i termini di prescrizione di una cartella esattoriale è fondamentale per capire quando le somme non sono più dovute. Ricorda, però, che ogni caso è unico e potrebbe richiedere un approccio diverso.
Prescrizione delle cartelle esattoriali: quando inizia?
La decisione “pro reo” accelera i tempi della prescrizione delle cartelle esattoriali, offrendo così la possibilità di evitare il pagamento. Tuttavia, questo è l’orientamento legislativo prevalente. Su un caso analogo, la Cassazione VI sezione con l’ordinanza 1799 del 29 gennaio 2016 ha ottenuto una soluzione intermedia dalle Sezioni Unite. Questa soluzione prevede che il termine di prescrizione dipende dalla natura del credito. Per i tributi erariali, quindi, si avrà prescrizione decennale, mentre per quelli relativi a tributi locali, prescrizione quinquennale.
La prescrizione di 5 anni delle cartelle esattoriali inizia 60 giorni dopo la notifica del debito, che è il termine concesso dalla legge per versare le somme dovute. Può anche iniziare a seguito di impugnazione, dopo che la sentenza è passata in giudicato.
Come verificare la propria posizione
Può capitare di perdere traccia delle proprie cartelle esattoriali, per dimenticanza o perché queste sono pervenute a un altro indirizzo postale. In tal caso, ogni contribuente può verificare la propria posizione presso gli uffici dell’Agenzia delle Entrate o direttamente sul portale online. Gli utenti abilitati ai servizi Fisconline possono accedere inserendo le proprie credenziali.
Se dall’estratto di ruolo dovessero risultare delle cartelle esattoriali non pagate, il contribuente può contestarle entro 60 giorni. Altrimenti, se i termini di prescrizione sono estinti, per avviare una contestazione si dovrà attendere un qualsiasi atto da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Conseguenze del mancato pagamento
Le conseguenze per chi non paga le cartelle esattoriali sono molteplici e dipendono dalla natura e dall’entità dell’insolvenza. Generalmente, se la cartella non è pagata nel termine di 60 giorni, l’Agenzia delle Entrate darà inizio al pignoramento. Questo può riguardare somme di denaro, beni mobili e immobili. Dalla data di notifica dell’avviso di intimazione, il debitore ha 5 giorni per versare le somme dovute. Ha anche la possibilità di chiedere la rateizzazione dell’importo o la sospensione legale della riscossione, nei casi e nei termini previsti dalla legge. Per le cartelle fino a 1.000 euro, le azioni esecutive non iniziano prima di 120 giorni dall’invio di una comunicazione contenente il dettaglio del debito.