Nell’ambito della battaglia nazionale del Pd e delle altre forze di sinistra contro la norma sulla cosiddetta Autonomia differenziata, anche il gruppo consiliare dem di Ragusa (Mario Chiavola e Peppe Calabrese) ha presentato un ordine del giorno contro tale norma, “per invitare il civico consesso e l’amministrazione di Ragusa a rigettare la norma sulla Autonomia Differenziata così come approvata in Senato nei giorni scorsi in prima lettura e ad adottare una serie di iniziative per investire i livelli istituzionali superiori della preoccupazione che gli enti locali provano nei confronti del ddl Calderoli. Peppe Calabre, consigliere comunale e segretario del Pd cittadino chiarisce “in particolare, assodato che se il ddl sull’Autonomia Differenziata diventasse legge ciò causerebbe l’aumento del divario economico-sociale tra il Meridione d’Italia e il Nord, con un conseguente peggioramento di tutti i servizi essenziali, concretizzando l’antico sogno di secessione che la Lega va proponendo dalla sua fondazione.
Con l’ordine del giorno che abbiamo presentato – aggiunge Calabrese – invitiamo il Consiglio Comunale di Ragusa e l’Amministrazione Cassì a prendere una posizione che sia di marcata distanza dall’azione del Governo nazionale, chiedendo la sospensione dell’iter normativo, riaffermando l’indivisibilità della Repubblica e promuovendo presso ogni organo istituzionale il principio per il quale sono i territori ad dover essere tutelati e non gli interessi di partito”. “L’autonomia differenziata – conclude – è una norma scellerata e il Partito Democratico si batterà sempre perché non diventi legge”. Dello stesso tenore la dichiarazione del Presidente dell’Assemblea Provinciale del PD Ragusa, Gianni Lauretta. “L’Autonomia regionale differenziata è arrivata al voto del Parlamento, ma finora pochi cittadini si sono resi conto di quelle che saranno le sue conseguenze, colpevole forse certa stampa filogovernativa che evita di affrontare la questione preferendo le telenovelas di influencer e panettoni piuttosto che informare i cittadini su scelte che cambieranno drasticamente la loro la loro vita e quella delle generazioni future.
Non va neanche sottovalutata la difficoltà di spiegare in modo semplice e comprensibile che cos’è l’autonomia differenziata. In tutte le mappe che riportano la distribuzione territoriale degli indici di sottosviluppo (disoccupazione, denatalità, numero di giovani emigranti, donne inoccupate, dispersione scolastica etc.) il Mezzogiorno appare rosso. Rosso perché ha parametri inferiori alla media nazionale e alla media dei territori europei. In un solo anno di governo è stata chiusa l’Agenzia che aveva il compito di garantire la Coesione Territoriale (ovvero il riequilibrio delle economie territoriali); sono state ‘cancellate’ le Zone Economiche Speciali (che avevano il fine ultimo di attrarre investimenti al Sud), ma soprattutto sono stati cancellati 20 miliardi destinati proprio al Mezzogiorno. L’unico investimento annunciato al Sud sinora è il Ponte sullo Stretto, ma solo sulla carta visto che ad oggi non c’è ancora un progetto esecutivo. Ciò che sta avvenendo è abbastanza chiaro: il Governo nazionale vuole il pieno controllo sui 48 miliardi di euro dell’FSC, al fine di utilizzarli in maniera diversa da come previsto dalla legge e senza alcun obbligo a ricucire i divari del Sud. Alla fine di tutto questo, a pagare saranno i nostri giovani, che stanno facendo le valigie per andare a realizzare altrove il loro futuro.
Con l’Autonomia regionale differenziata l’Italia si avvia a diventare il Paese delle disuguaglianze, con distanze sempre più marcate tra Nord e Sud, tra aree interne e aree urbanizzate, tra poveri e ricchi. Per fare solo alcuni esempi, ogni regione potrà avere un proprio modello di istruzione, un proprio modello di sistema sanitario, una diversa gestione dell’ambiente o delle infrastrutture e così via. In pratica cittadine e cittadini vedranno riconoscersi diritti diversi rispetto al proprio certificato di nascita o di residenza. Il principio di diritti universali verrà completamente annientato. Vien da dire: dimmi dove abiti e ti dirò che tipo di diritti, che qualità dei diritti potrai esigere. Chiaramente si tratta di un danno terribile a una serie di principi che sono normati nella prima parte della nostra Costituzione. È un progetto talmente scellerato perché non è una riforma, non è un nuovo assetto amministrativo, ma è un progetto tutto politico che concretizza la secessione del Paese, accelerato dal baratto tra Meloni e la Lega di Salvini: la Presidente del Consiglio incassa la riforma sul “premierato” (con terribili conseguenze sulla tenuta democratica del Paese); alla Lega l’autonomia regionale differenziata, peggiore della secessione a cui aspirava Bossi. È fondamentale l’informazione ai cittadini su tale iattura, specialmente per noi del Sud. È fondamentale creare una rete di opposizione. È fondamentale non spaccare l’Italia in cittadini di serie A e cittadini di serie B. Il Partito Democratico insieme alle altre forze di opposizione darà battaglia a questo progetto folle. Il Partito Democratico fa appello a tutti i cittadini, anche a chi ha votato questo governo, di reagire a questo tentativo di spaccare l’Italia. (da.di.)