Un’analisi condotta da Fisac Cgil evidenzia che il taglio dei contributi previsto dal bonus mamme lavoratrici potrebbe non tradursi in un aumento corrispondente della retribuzione netta. Al contrario, potrebbe comportare una diminuzione dell’assegno unico. Le lavoratrici con un reddito lordo tra i 3.000 e i 4.000 euro sembrano trarre maggior beneficio da questa misura.
Bonus Mamme: riduzione contributi
Il taglio dei contributi previsto dal bonus mamme lavoratrici (2,19%, 3,19%, o 9,19%, con un limite di 250 euro al mese) potrebbe non riflettersi direttamente in un aumento proporzionale della retribuzione netta. Un’analisi di Fisac Cgil, riportata sul Corriere della Sera, sottolinea questo rischio.
Riduzione assegno unico
Il rischio principale è che, a causa dell’esonero parziale o totale dei contributi, le famiglie potrebbero subire una riduzione di altre misure di sostegno, come l’assegno unico.
Simulazione dell’impatto
La simulazione mostra che, ad esempio, una lavoratrice con un reddito lordo mensile di 2.000 euro potrebbe avere un aumento della retribuzione netta di soli 49 euro a fronte di un esonero contributivo di 64 euro, a causa di un aumento di 15 euro dell’IRPEF.
Il fenomeno si amplifica con redditi superiori. Quando il reddito lordo raggiunge i 3.000 euro, nonostante uno sgravio contributivo di 250 euro, l’aumento della retribuzione netta è di soli 163 euro. Una situazione simile si presenta per chi ha un reddito lordo mensile di 4.000 euro, con un aumento di soli 162 euro a fronte di uno sgravio di 250 euro.
Bonus Mamme: panoramica
Il bonus mamme prevede un’esenzione parziale o totale dei contributi previdenziali per le lavoratrici a tempo indeterminato con almeno due figli, fino a un massimo di 3.000 euro all’anno.
Chi ne ha diritto
Per le lavoratrici con almeno tre figli, l’esonero è previsto dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2026 fino al mese di compimento del 18° anno di età del figlio più piccolo. Per le madri con due figli, l’esonero è sperimentale solo nel 2024 e fino al mese di compimento del 10° anno di età del figlio più piccolo.
Esclusioni
Sono escluse dall’esonero le lavoratrici domestiche (colf, badanti) e le libere professioniste in Partita Iva o con contratti di collaborazione. Anche le lavoratrici madri con un solo figlio a carico, anche se disabile, sono escluse.
Bonus mamme: come fare richiesta
Le lavoratrici possono comunicare al datore di lavoro i dettagli relativi ai figli a carico e ai loro codici fiscali. In alternativa, è possibile comunicare direttamente all’INPS le informazioni sui figli tramite il portale telematico dell’Istituto.