La decisone della Giunta Regionale di Governo di intitolare il Museo Archeologico di Ragusa allo studioso comisano Biagio Pace ha fatto nascere nel capoluogo un forte movimento di opinione contrario. Alla notizia di quanto deciso dalla Regione, diffusa dal deputato regionale di Fratelli di Italia, Giorgio Assenza, si era subito levata la voce contraria di Nello Dipasquale, deputato regionale Pd che aveva bollato l’iniziativa come “inopportuna e senza il necessario coinvolgimento del territorio”. Inoltre il parlamentare dem nel suo lungo intervento (che abbiamo riportato integralmente sul nostro giornale) aveva evidenziato che Biagio Pace “era stato anche un politico fascista di alto rango, con una lunga carriera politica e militare, fino a presiedere l’assemblea di fondazione del Movimento Sociale Italiano”.
A Dipasquale aveva fatto eco il segretario cittadino del Pd e consigliere comunale Peppe Calabrese che aveva esortato “la città si ribelli” per poi aggiungere “è davvero incredibile che a Palermo si decida per l’intitolazione del Museo Archeologico Ibleo di Ragusa a Biagio Pace senza informarne debitamente il territorio. La città di Ragusa, il sindaco Cassì in testa, deve ribellarsi e far pervenire alla Giunta regionale e ai parlamentari di maggioranza la propria contrarietà”. Calabrese aveva proseguito “al di là dei meriti accademici e nel campo dell’archeologia, come ha già evidenziato l’on. Dipasquale in una sua nota, Pace fu un fascista della prima ora, fu una camicia nera, parlamentare del PNF per quattro legislature, volontario nella Guerra d’Etiopia, durante la seconda guerra mondiale fu sottotenente in Nord-Africa, fondatore del MSI, esponente della nobiltà agraria siciliana di cui difendeva gli interessi insieme all’amico Filippo Pennavaria.
Oggi, nel 2024, possono i meriti in particolari aspetti della vita di un uomo essere sufficienti a cancellare ciò che quell’uomo rappresenta rispetto alla pagina più buia della storia d’Italia? Comprendiamo (e non condividiamo, ovviamente) che l’on. Giorgio Assenza, da esponente comisano di Fratelli d’Italia, partito erede di quel nazionalismo nostalgico di cui Pace fu eminente interprete, possa essere fautore di questa idea. Dobbiamo rilevare, comunque, che per quanto ne sappiamo il territorio è stato tenuto all’oscuro di tutto l’iter procedurale “avviato all’inizio di questa legislatura”, come sottolinea lo stesso Assenza in una sua nota. Se a questa intenzione fosse stata data la giusta pubblicità, sono certo che le voci contrarie si sarebbero sentite! Per questa ragione – conclude Calabrese – ho presentato un ordine del giorno che impegna l’amministrazione Cassì e il Consiglio comunale di Ragusa a prendere una posizione inequivocabile contro l’intitolazione e proponendo, invece, l’intitolazione ad Antonino Di Vita, chiaramontano, con una specchiata carriera accademica, creatore del Museo Archeologico Ibleo di Ragusa”. Sulla stessa falsariga l’intervento di Stefania Campo, parlamentare Ars pentastellata che a proposito dell’intitolazione è lapidaria “impossibile assistere in silenzio al colpo di mano di questo governo regionale di centrodestra, che mostra interesse per i musei archeologici, esclusivamente calando dall’alto una titolazione senza aver prima consultato il nostro territorio”. E ricorda che l’archeologo Biagio Pace era stato anche fervente esponente e deputato di rilievo del Partito nazionale fascista”, ma Campo sottolinea un altro aspetto “non abbiamo mai visto l’assessore fare una visita al nostro museo regionale, nonostante le varie vicende e gli aspetti che ne ostacolano un opportuno rilancio, ed ora all’improvviso dovremmo registrare come positiva questa inconsueta attenzione? Noi invece pensiamo l’esatto contrario, ovvero che l’assessore Scarpinato avrebbe dovuto relazionarsi con gli esperti e gli studiosi della nostra provincia e del settore e, soprattutto, avrebbe dovuto avviare un confronto con la Soprintendenza e con il direttore del Museo. Ecco perché riteniamo che tale titolazione sia caratterizzata da gravi vizi procedurali e che questa scelta risulti completamente decontestualizzata dalla nostra storia e dalla memoria civile della nostra provincia. Per questi motivi abbiamo presentato un’apposita interrogazione”.
Da notare che il Museo archeologico è una struttura sorta soltanto alla fine degli anni ’50, per mano dell’archeologo Antonino Di Vita; quando già l’archeologo Pace era scomparso. “Di fatti c’era già stato un maldestro tentativo nel 2012 di titolare questo museo al Pace. Un atto che tuttavia fu ritirato con un decreto dirigenziale, a distanza di pochissimi giorni, proprio perché mancavano i presupposti storici che legassero il nome dell’archeologo comisano al Museo di Ragusa e perché la stessa Soprintendenza non era stata interpellata. Adesso, a distanza di dodici anni si commette lo stesso identico errore, tanto da non farci comprendere, al netto delle ragionevoli questioni ideologiche, perché al Pace non sia stato invece intitolato il Museo di Camarina, visto che fu quella la sede dei suoi più importanti studi e il luogo a cui lo stesso Pace risulta essere stato sempre fortemente legato, sia per avere partecipato alle attività di scavo negli anni Venti del secolo scorso, che per averci lasciato notevolissime testimonianze con pubblicazioni dedicate proprio a Camarina. Non vorremmo, altresì, che questa bandierina piantata oggi sul Museo servisse, oltre che per accontentare qualcuno, anche per coprire le mancanze dell’assessorato e di altri enti preposti. Ad oggi il Museo, infatti, risulta poco pubblicizzato, ancora nascosto su via Natalelli, mentre l’altra struttura regionale del Convento del Gesù, a Ragusa Ibla, è ancora succube di interminabili lavori.
Noi riteniamo che il modo per risolvere i problemi dei nostri poli museali non sia di certo quello di dare o cambiare un nome, semmai di renderli veramente attrattivi ai flussi turistici e innovativi per la prestigiosa offerta. Noi ci avevamo anche provato, riuscendo a strappare alla Regione un consistente contributo finalizzato all’acquisto dei locali della ex Standa, per la realizzazione di un importante accesso direttamente sulla centralissima Via Roma, ma a quanto pare tale sostegno economico sembra sia andato perduto per incapacità amministrativa”. Giudizio negativo sull’intitolazione del Museo a Pace anche da Sinistra Italiana Ragusa che afferma “l’intitolazione del museo archeologico ibleo a Biagio Pace, attivista e deputato fascista ci indigna e ci preoccupa, quale chiaro segno della direzione verso cui stiamo andando. E prima che qualcuno alzi il dito per sollevare la banale eccezione che “il personaggio fu prima di tutto un importante studioso e storico indipendentemente dal colore politico”, ricordiamo che Biagio Pace camminava a braccetto con Filippo Pennavaria, sottosegretario del governo di Mussolini, e fu un importante promotore delle idee belliche e assassine mussoliniane. La federazione provinciale di Sinistra Italiana ritiene inaccettabile che si possa intitolare un museo di interesse civico e culturale ad un personaggio, Biagio Pace, che fu tra i maggiori esponenti di un regime dichiarato- fortunatamente ancora oggi- anticostituzionale”.
Ultima, in ordine di tempo, ad esprimere la propria contrarietà all’intitolazione, Europa Verde la cui federazione provinciale di Ragusa, ribadisce “la figura d Biagio Pace rappresenta ed incarna il prototipo fascista sia a livello nazionale regionale che provinciale. Deputato fascista nonché estremo attivista politico nel periodo più oscuro della storia italiana, risulta il personaggio meno adatto a rappresentare un museo civico di interesse collettivo e trasversale, portatore di interessi storici e culturali che nulla dovrebbero avere a che fare con orientamenti politici di sorta. Una scelta infelice e scellerata che non rispetta i più elementari principi di pluralismo e inclusività. La federazione provinciale di Europa Verde Ragusa ribadisce con forza il proprio NO all’intitolazione di un museo civico storico e culturale ad un personaggio spiccatamente ‘schierato a destra’ che, per ciò solo, non potrebbe rappresentare la società civile iblea nella sua totalità”. (daniele distefano)