E’ un fronte molto vasto e variegato quello che ha deciso di scendere in piazza pubblicamente per dire no all’intitolazione del Museo archeologico di Ragusa allo studioso Biagia Pace. La parola d’ordine con cui si è lanciata la manifestazione è “Una scelta non condivisa” a significare che la decisione assunta arbitrariamente della Giunta di Governo regionale non è stata minimamente discussa (e nemmeno proposta) al territorio. Fin dall’annuncio della decisione del Governo, a suo tempo comunicata ufficialmente dal deputato regionale di Fratelli di Italia, Giorgio Assenza, si sono levate le voci contrarie di altri deputati regionali, di partiti, di forze della società civile, di organizzazioni sindacali. I firmatari del manifesto di convocazione del sit in sono Sinistra Italiana, Europa Verde, Pd, M5, Cgil, Anpi, Laboratorio politico Berlinguer Comiso, E Ragusa, Sicilia libertaria, Lista Spiga, Rete 25 Novembre, Territorio, Arcigay, Adessobasta Molti degli aderenti alla manifestazione hanno diffuso comunicati stampa per illustrare le ragioni del loro no e ne abbiamo dato ampiamente notizia. Ci piace però sintetizzare le ragioni del fronte del no riportando il documento dell’’Associazione Partigiani di Italia (ANPI) Sicilia, proposto dalla locale sezione provinciale dei partigiani e approvato, all’unanimità dal Coordinamento Regionale Anpi.
“L’ANPI Sicilia critica l’intitolazione del Museo regionale Archeologico ibleo a Biagio Pace”. Il coordinamento regionale dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI) Sicilia interviene sulla questione dell’intitolazione del Museo Archeologico di Ragusa a Biagio Pace, esprimendo ferma condanna e preoccupazione per tale decisione. Biagio Pace, oltre ai suoi contributi nel campo dell’archeologia, ha avuto un ruolo di rilievo nella politica fascista, aderendo al regime sin dall’inizio e ricoprendo incarichi significativi durante quel periodo oscuro della storia italiana. Eletto deputato nel 1924, Pace rimase in Parlamento fino all’agosto del 1943, quando la caduta di Mussolini travolse anche la Camera dei Fasci e delle Corporazioni della quale faceva parte. Negli anni Venti entrò nella Milizia volontaria per la sicurezza nazionale e nel 1935/1936 in qualità di maggiore combatté da volontario nella guerra in Etiopia. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 aderì alla Repubblica Sociale. La scelta conseguente a tutta la sua vita non poteva che essere che quella di fondare un partito che raccogliesse tutti gli ex combattenti della RSI.
Inoltre non bisogna dimenticare che non fu “semplicemente” uno dei capi del fascismo ibleo, egli fu, soprattutto, uno dei sette estensori, nell’aprile del 1942, del “Nuovo manifesto fascista della razza.” Il Manifesto testimonia la complicità della scienza italiana riguardo alla promozione e alla diffusione delle teorie razziste. Un insieme di provvedimenti che costituivano l’intero corpus delle leggi razziali, diventato la base giuridica per giustificare prima l’allontanamento e poi la persecuzione degli ebrei italiani. Questa scelta non solo rischia di offuscare il ruolo e la memoria di archeologi illustri siciliani, ma sembra anche riscrivere una narrazione storica distorta e revisionista.
L’ANPI Sicilia si chiede se l’Assessore Scarpinato – esponente di Fratelli d’Italia -, responsabile della decisione, abbia tenuto in considerazione la storia dell’illustre archeologo di fama internazionale, nato in provincia di Ragusa, Antonino Di Vita che ha contribuito alla realizzazione del Museo regionale archeologico ibleo, così come di altri archeologi di fama mondiale anche loro nati in provincia di Ragusa: Paolo Enrico Arias e Giovanni Uggeri; prima di procedere con l’intitolazione a Biagio Pace. Ciò solleva dubbi sulla reale motivazione di questa scelta e alimenta sospetti riguardo a una decisione che scaturisce da un comune nostalgico orientamento politico.
È fondamentale che le decisioni riguardanti l’attribuzione di nomi ad istituzioni pubbliche siano il risultato di un’attenta valutazione storica e culturale, rispettando i principi di pluralismo e inclusività. L’ANPI Sicilia rimane vigile su queste questioni e ribadisce la necessità di preservare la memoria storica e valorizzare figure che abbiano contribuito in modo positivo e progressista alla società”. (daniele distefano)