Passeggiando lungo Corso Umberto I alle 18:00 del 23 marzo 2024, i cittadini modicani si imbatteranno in centinaia di teste scolpite, androgine e algide nel loro pallido biancore, teste senza busto, come fossero mozzate, evocanti un’epoca lontana nella sua ambiguità, fra il futuristico e il classico, silenti, calme, quasi sorridenti nel loro essere congelate nel tempo, tutte in fila lungo la piazza Matteotti, davanti all’ex convento del Carmine.
Questa installazione si animerà alle ore 18:30, con l’atto liberatorio dell’artista stesso, che coinvolgerà il pubblico prima ad assistere, poi a partecipare attivamente alla distruzione delle teste, simboleggiando così un nuovo inizio. L’iniziativa è stata concepita, organizzata e sarà eseguita dall’artista e performer Salvatore Scalora con il Patrocinio del Comune di Modica.
Scalora è un performance artist ma anche un creative chef, conosciuto come Chef Turi, e insegnante di arte, attualmente in servizio presso il Liceo Artistico di Modica. Le sue performances, culinarie e non, spesso realizzate tra gli Stati Uniti e l’Europa, affrontano, attraverso un procedimento logico e creativo, alcune problematiche sociali, condivise dal pubblico che diventa parte integrante dell’opera.
Scalora vive e lavora fra Modica e New York e nel periodo 2013-2018 ha co-fondato e co-diretto Akrai Residency, un programma di residenza multidisciplinare a Palazzolo Acreide che ha ospitato artisti, compositori e chef da tutto il mondo.
Collaboreranno a questo evento i colleghi insegnanti e gli studenti del Liceo Artistico Galilei-Campailla di Modica. L’operazione consiste nel disporre, uno accanto all’altro, teste realizzate in gesso e cemento, che verranno distribuite ai partecipanti. Questi, seguendo le direttive dell’artista, le posizioneranno lungo il corso, per poi farle rotolare sulla piazza Matteotti e lanciarle, simboleggiando così un invito a cambiare i propri preconcetti e rivedere il proprio atteggiamento verso se stessi e la società, alla ricerca di soluzioni creative alla crisi contemporanea.
L’evento sarà documentato da operatori, fotografi e giornalisti, e alla performance assisteranno rappresentanti delle amministrazioni comunali, provinciali e regionali. Il progetto nasce da uno studio attento delle dinamiche politico-sociali, religiose ed economiche che governano le società moderne, sempre in bilico fra il vecchio e il nuovo, la tradizione e l’innovazione.
Scopo di questa performance, chiamata “Please, give me a second brain”, è fornire a ciascun individuo la possibilità di esprimersi in gruppo e reagire alla crisi in modo logico e creativo, promuovendo il cambiamento e il rinnovamento. La parola chiave che caratterizza l’opera è “Cambiamento”, espressa in modo chiaro attraverso il gesto di lanciare la testa, simbolo di un nuovo inizio e di una nuova visione del mondo.
Le dichiarazioni di Scalora sottolineano l’importanza di agire attraverso il rito come pratica necessaria al ripristino di un equilibrio basato sulla logica, invitando a riflettere sulle soluzioni alla crisi nelle nostre teste, come sede della logica e dello spirito, e incoraggiando il cambiamento degli atteggiamenti verso se stessi e il mondo intero.
Dichiarazioni di Salvatore Scalora
“Le mie performances, sostiene Scalora, affrontano, attraverso un procedimento logico e creativo, alcuni problemi sociali. L’arte in questo caso passa dall’idea alla pratica concreta, mira a creare contesti di scambio e confronto accessibili a tutti coloro che comprendono la priorità dell’agire attraverso il rito, inteso questo come pratica necessaria al ripristino di un equilibrio basato su alcune leggi che governano la
terra. E a questo proposito la mia idea è quella di coinvolgere centinaia di persone per suggerire di cambiare atteggiamento verso se stessi e il mondo intero. Poiché nella maggior parte dei casi l’atteggiamento è preceduto da un pensiero, credo fortemente nel rappresentarlo con una testa mozzata che, come sede della logica e dello spirito, contiene l’autorità di governare, di ordinare e di insegnare. Una maniera per dire che bisogna cercare le soluzioni alla crisi nelle nostre teste”. (Foto di Salvatore Scalora)