“Truonu viva, Truonu viva, Truonu viva”. E’ tornata a riecheggiare più volte, ieri sera, la triplice acclamazione di giubilo che, all’interno del Duomo di Ragusa, tende a fornire una dimensione compiuta a un rito di valenza storica, la tradizionale “Scinnuta”. I solenni festeggiamenti in onore di San Giorgio martire si preparano con uno speciale momento religioso, la cui tradizione si perde nella notte dei tempi, caratterizzato da grande devozione e da un entusiasmo incontenibile. Ecco, entusiasmo. E’ stata questa la parola chiave a cui ha fatto riferimento anche il parroco, il sacerdote Pietro Floridia, entrando nei dettagli di una festa che, quest’anno, si terrà il 24, 25 e 26 maggio, “per dare modo anche ai turisti provenienti da fuori e che hanno già prenotato il biglietto – ha spiegato – di essere presenti”.
A centinaia i fedeli che hanno assistito con trepidazione alla cerimonia della traslazione del simulacro del santo cavaliere dalla nicchia in cui viene ospitato tutto l’anno sino all’abside del Duomo. Effettuata la “Scinnuta”, i componenti del comitato che cura i festeggiamenti hanno proceduto a sistemare la lancia d’argento che colpisce il drago (quest’ultima fu regalata nel 1896 dai “sangiovannari” al loro celeste patrono, San Giorgio, proprio qualche mese prima che San Giovanni venisse proclamato patrono di Ragusa superiore) e le staffe del santo cavaliere.
Qualche minuto prima, stessa procedura era stata effettuata per la traslazione dell’Arca santa (contiene oltre 100 reliquie di santi, le ultime delle quali sono state collocate dall’attuale parroco del Duomo, don Pietro Floridia, qualche anno fa: si tratta di quelle della beata Madre Candida dell’Eucaristia e di Santa Teresina di Gesù bambino), anche in questo caso utilizzando un sistema di argani molto ingegnoso ed efficiente, così come accade da un centinaio d’anni circa a questa parte. La chiesa Madre era gremita di devoti che, dopo la santa messa, si sono stretti attorno al glorioso patrono di Ragusa, dimostrando un immutato affetto, destinato a rinnovarsi da qui sino ai giorni in cui si terrà la festa esterna. Al suono della marcia di San Giorgio, eseguita con l’organo maximum del Duomo, il simulacro, sistemato sulle spalle dei portatori, ha dato vita alla caratteristica “ballariata”.
La statua si è mossa come al ritmo di una danza che affonda la sua ragion d’essere in antichi simbolismi e che cerca di ripercorrere la caratteristica andatura del cavaliere in sella al proprio destriero. La navata centrale del Duomo è stata percorsa parecchie volte. Più volte, inoltre, il simulacro è stato fatto affacciare, a porte del Duomo aperte, sulla soglia del sagrato, un altro gesto simbolico, con il santo cavaliere che ha voluto rendere omaggio, in un saluto che si ripete ogni anno durante questo periodo, alla città e alla comunità dei fedeli. Anche l’Arca santa era stata collocata dai portatori nel transetto accanto all’altare. Il primo momento di giubilo la festa liturgica che, come sempre, si tiene il 23 aprile e sarà caratterizzata da una messa solenne con la presenza delle autorità civili e militari.