Dopo il granchio blu nei mari della Sicilia arriva un’altra specie invasiva ovvero quella dei vermocane o verme del fuoco. Il nome scientifico dei vermocane è Hermodice carunculata ed è una specie endemica invasiva del Mediterraneo. In passato la loro popolazione era numerosa soprattutto nel canale di Suez, ma con il surriscaldamento globale e le ondate di calore anomalo degli ultimi anni i vermocani si sono moltiplicati a dismisura minacciando le acque di Sicilia, Calabria e Puglia.
I vermocani assomigliano a millepiedi colorati, sono voracissimi e carnivori, non hanno nemici, inoltre se spezzati in due si rigenerano e hanno aculei urticanti. In media sono lunghi fra 20 e 30 cm ma in alcuni casi possono raggiungere perfino il metro di lunghezza. La specie più longeva studiata fino ad ora aveva 8 anni. I loro aculei hanno tossine urticanti, a seconda della zona del corpo sfiorata, possono provocare bruciore (simile a quello causato dall’ortica) rossore, intorpidimento e prurito persistente, tanto che potrebbe essere necessario ricorrere ad una crema a base di cortisone. In casi più gravi entrare in contatto con questo animale potrebbe scatenare anche reazioni allergiche e infezioni. I vermocani stanno diventando un serio problema per le riserve marine e per il lavoro dei pescatori.
Per questo sono nel mirino dei biologi del laboratorio dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs) attivo a Panarea e a Milazzo dove è stata segnalata un presenza non indifferente, tanto che i pescatori hanno posto delle trappole sui fondali marini.