Una famiglia si è ricongiunta. A distanza di nove mesi una seconda famiglia siriana è arrivata a Comiso. Khaled Tamer e la moglie Atlal Kkra, che erano arrivati in ottobre con i loro due bambini hanno riabbracciato il fratello di lui, Mohamad Tamer, con la moglie Fatima Al Mostafa e tre bambini, tutti nati nei campi profughi del Libano, quando la famiglia aveva già dovuto abbandonare la Siria.
Grazie ai corridoi umanitari dell’Operazione Colomba, gestiti dalla Comunità Giovanni XXIII e da Sant’Egidio, la famiglia Tamer ha potuto ricongiungersi a Comiso. Mohamad Tamer, 30 anni, fratello minore di Khaled con la giovane moglie Fatima Al Mostafa, di 26 anni e i loro tre figli, due bambine di 7 e 6 anni e un bambino di 4 anni sono arrivati a Comiso sabato scorso. Gabriele Vaccaro e Daniela La Terra si sono recati a Roma per accoglierli al loro arrivo dai campi profughi del Libano, al confine con la Siria. Mohamad e Fatima abiteranno al piano terra della casa dove già dall’ottobre scorso risiedono Khaled e Atlal con i loro due figli, un maschietto di 11 anni e la più piccola che tra qualche giorno compirà un anno.
Un gruppo di famiglie delle parrocchie Santa Maria delle Stelle si adoperano sostenere la loro permanenza a Comiso, anche promuovendo delle raccolte fondi, così come hanno fatto finora per la famiglia di Khaled e Atlal e i loro figli. Collaborano anche la parrocchia Santa Maria delle Grazie, l’Agesci Comiso 1, la San Vincenzo de Paoli, l’Azione Cattolica, Il Centro culturale islamico Azaytouna, l’associazione Yhomisus, la Fondazione San Giovanni battista, il Centro Missionario Diocesano, l’Ufficio Migrantes, il comune di Comiso. Khaled era stato per nove anni nelle carceri siriane, dove aveva anche subito delle torture. Dopo la sua partenza per l’Italia, anche il fratello Mohamad era a rischio.
Emozionante il momento dell’arrivo, gli abbracci di due famiglie ritrovate, mentre nel piccolo salottino Khaled e Atlal avevano preparato the e biscotti. Per i più piccoli c’erano tre pacchi dono di benvenuto.
“Da quando è scoppiato il conflitto tra Israele e Hamas – spiega Gabriele Vaccaro – anche la situazione dei profughi siriani in Libano è peggiorata tantissimo e subiscono spesso rastrellamenti e minacce ingiustificate. Per questo motivo, abbiamo condiviso la necessità e l’urgenza di accogliere un’altra famiglia siriana e far ricongiungere i due fratelli Tamer, il secondo dei quali aveva cresciuto il piccolo Nasser in attesa che il padre Khaled, dopo quasi 10 anni, uscisse dal carcere. Ci sembra un atto di giustizia ridare speranza e pace a famiglie che l’anno persa per colpa della miopia e dell’ingordigia delle loro classi dirigenti. La sfida non è del gruppo promotore di questa iniziativa di solidarietà internazionale, ma della comunità di Comiso che dimostra che è possibile costruire percorsi di pace dal basso attraverso il dialogo interreligioso. Il contributo attivo di qualsiasi persona o famiglia desiderosa di partecipare al vissuto di queste due famiglie sarà la rete che potrà sostenere il progetto che abbiamo volutamente chiamato “Un soffio di Pace tra i venti di guerra”.
Grazie ad Operazione Colomba, è stata portata a termine l’accoglienza di due famiglie in meno di un anno. «È la prima esperienza in Italia di accoglienza di due nuclei familiari in un arco di tempo così breve attraverso Operazione Colomba”- spiega don Innocenzo Mascali – Non è solo un traguardo per il nostro paese, ma soprattutto un segno concreto della volontà delle nostre comunità parrocchiali che vivono il Vangelo nei fatti, attraverso segni tangibili di solidarietà e di carità e non solo a parole. Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile questo ricongiungimento familiare, in modo particolare i volontari che hanno lavorato instancabilmente, chi si è offerto di andare a Roma presso la sede della comunità di Sant’Egidio per accogliere la nuova famiglia ed accompagnarla fino a Comiso e chi ha offerto supporto e preghiere. Ciascuno ha avuto e continuerà ad avere un ruolo fondamentale in questa missione di speranza».
Don Innocenzo ha aggiunto: «Invito tutti a continuare a essere presenti e vicini a queste famiglie. Apriamo loro i nostri cuori, offrendo il calore umano e la solidarietà di cui hanno tanto bisogno. Questi atti di generosità e amore sono ciò che rende la nostra comunità così speciale. È questo il modo concreto per costruire dal basso la pace: crescere nella conoscenza, nell’amicizia e nella collaborazione con fratelli e sorelle di cultura e religione diverse. Insieme, possiamo edificare un futuro migliore per queste famiglie, dando loro non solo un luogo sicuro dove vivere, ma anche una nuova speranza per il domani, testimoniamo al mondo la forza dell’amore e della solidarietà che ci unisce».
Un mese fa, la famiglia Tamer era stata accolta ufficialmente nell’aula consiliare del comune di Comiso. Prima della seduta consiliare, la presidente Manuela Pepi aveva dato il benvenuto alla nuova famiglia di origini siriane e aveva consegnato loro una targa ricordo e una copia della Costituzione italiana in lingua araba, fresca di stampa. Anche la comunità islamica Azayotuna, con il presidente Abdelhamid Jebari, ha collaborato fattivamente per l’accoglienza a Comiso della famiglia siriana.