Anche il cronista più temprato non può che provare tristezza e persino un filo di sgomento nel riferire fatti di cronaca che riguardano gli animali ma che non per questo sono meno gravi e soprattutto emblematici di comportamenti crudeli senza giustificazioni. Così come spiace rilevare un inceppamento nelle procedure dell’ente pubblico preposto. Ma queste sono considerazioni personali del cronista e pertanto preferiamo fornire ai nostri lettori gli elementi primari per la firmazione di un giudizio. Riportiamo pertanto un comunicato diffuso da Resi Iurato, presidente della LAV (lega anti vivisezione) di Ragusa. (da.di.)
Cittadini e Istituzioni: il filo spezzato
Nella notte tra domenica e lunedì
7 cuccioli appena nati sono stati abbandonati in via Balena a Donnalucata, dentro uno squallido contenitore di plastica. Sette vite buttate, strappate alla loro mamma che avrebbe potuto allattarli e crescerli. Solo sgomento e rabbia.
Rabbia per l’impotenza: in piena notte trovare biberon e latte era impossibile, sgomento perché, dopo anni di volontariato in cui abbiamo dato una mano a chi ci ha chiesto aiuto, facendo centinaia di adozioni e sterilizzazioni, ci ritroviamo al punto di partenza. La Vita non ha valore, l’abbandono di creature indifese, la cattiveria di allontanarli dalla mamma, sono il preludio, che può essere l’anticamera di altri gesti di inciviltà e violenza perpetrati anche verso gli esseri umani. E poi ancora tanta rabbia per il calvario che abbiamo dovuto vivere affinché questi cuccioli venissero affidati dalla Polizia Municipale, all’associazione convenzionata con il comune, Gli Amici di Italo, convenzione stipulata proprio per risolvere quei casi complicati come questo, in cui la risposta non è certo il ricovero in un canile.
Ci sono volute decine di telefonate, interlocuzioni con Polizia Municipale e Amministrazione Comunale per avere risposte ad un’emergenza che richiedeva un immediato intervento. Nel frattempo sono trascorse 35 ore dell’abbandono, in cui avevamo messo i cuccioli in sicurezza (e non lasciati a morire sulla strada, come la legge imporrebbe, in attesa che intervenga la Polizia municipale), perché è prevalsa la legge della Vita e la certezza che non avrebbero dubitato di noi che, dal 2008 collaboriamo con il comune per la lotta al randagismo come tutti sanno, con adozioni e sterilizzazioni, determinando un grande risparmio alle casse comunali e quindi alle tasche dei cittadini, noi che abbiamo combattuto lo stigma di Scicli città dell’immane tragedia che ha visto come vittima il piccolo Giuseppe Brafa. Invece no, abbiamo dovuto aspettare 35 ore, vivere tutta l’angoscia possibile, sentirsi impotenti e soli.
Ci chiediamo, se noi che conosciamo le leggi, siamo volontari, abbiamo dovuto vivere queste lunghe ore attaccati al telefono per avere una risposta, cosa deve fare un cittadino “non attrezzato” come noi?
L’incapacità di dare risposte immediate innesca la sfiducia verso chi è chiamato per legge a dare risposte e soluzioni. Questa sfiducia può portare un comune cittadino a rinunciare ad essere parte attiva di una comunità che tra i principi fondanti ha: la cura dei più deboli e fragili, umani e animali. Ci aspettiamo accoglienza e non ostilità da parte delle Istituzioni, ci aspettiamo e crediamo in una società che guardi “all’altro” chiunque esso sia, con attenzione e cura.
Resi Iurato
LAV Ragusa