Ragusa – Sulla ormai rovente questione del partenariato pubblico/privato per la gestione del Castello di Donnafugata e di altri importanti siti culturali ragusani, a dare manforte al consigliere comunale 5 stelle Sergio Firrincieli e a far assumere alle posizioni contrarie dei grillini una valenza sicuramente di più ampio respiro ed ambito, scende in lizza anche Stefania Campo deputata regionale pentastellata, che non ha rèmore a lanciare al sindaco Cassì l’accusa di essere ” intenzionato a cedere ai privati la gestione del Castello di Donnafugata, oltre che di Palazzo Zacco”. E scrive in merito.
“Cassì gioca con le parole per non ammettere le sue intenzioni”
“Il sindaco Cassì gioca con le parole e con dichiarazioni costruite a tavolino per non ammettere l’intenzione di cedere ai privati la gestione del Castello di Donnafugata, oltre che di Palazzo Zacco”. Lo dice la deputata regionale del M5S, Stefania Campo, che insieme al Consigliere comunale Sergio Firrincieli sta seguendo con grande attenzione la vicenda. “Cassì ha infatti dichiarato alla stampa che non sarebbe il Comune ad aver avviato la procedura di Partenariato speciale pubblico privato, ovvero Pspp, facendo intendere che l’Amministrazione comunale non sta facendo altro che seguire pedissequamente i legittimi passaggi burocratico-amministrativi in considerazione della proposta elaborata da Logos e da Civita Sicilia e ricevuta dal Comune stesso lo scorso 30 luglio. E’ chiaro che se il Comune non avesse nessuna intenzione di esternalizzare la gestione del proprio patrimonio architettonico e culturale potrebbe anche rispondere di non essere interessato alla proposta – evidenzia la parlamentare regionale – Non pensiamo infatti che, ricevendo un’offerta, il Comune sia poi obbligato ad accettarla, a meno di una indagine di mercato fatta in pieno agosto su possibili o improbabili miglior offerenti”.
“Chi vogliamo prendere in giro? Quella che è arrivata al Comune di Ragusa è una proposta ben elaborata nei minimi particolari, che tuttavia prevede un immediato rialzo del costo dei biglietti d’ingresso, che prevede una percentuale sugli incassi a favore del Comune solo a partire dal quarto anno di attività, e che propone al Comune stesso un magro canone annuo di 30mila euro, quasi si facesse una cortesia ad un ente pubblico che cerca esasperatamente la maniera di scaricare ad altri la responsabilità di valorizzare e di ben amministrare questo enorme e rinomato patrimonio culturale pubblico. Non solo, si tratta di una gestione con durata 10 anni, che si ritroverà, volente o nolente, anche il sindaco che verrà dopo Cassì – prosegue Stefania Campo – Una proposta, fra l’altro, corredata di così tanti aspetti specifici, che sarebbe stato intellettualmente obbligatorio valutare con molta più attenzione di quella mostrata, e soprattutto con molto meno fretta di quella che si evince leggendo le date della Delibera di Giunta, addirittura dell’1 agosto, ovvero solo due giorni dopo la protocollazione della proposta stessa dei privati. E infatti tutto prosegue precipitosamente: proposta dei privati 30 luglio, delibera di giunta 1° agosto, pubblicazione proposta (per 30 giorni) dal 12 agosto, determinazione dirigenziale sempre nella stessa giornata del 12 agosto, e si è avuto anche il tempo, in pieno mese di ferie generali, di fare una modifica-integrazione, manco ci fosse una emergenza eccezionale da fronteggiare a suon di carte bollate.
È tutta questa fretta politico-amministrativa al centro dell’estate che fa sorgere dubbi, sospetti, che alimenta la polemica e l’immaginazione. Perché l’Amministrazione non si è presa più tempo per avviare la procedura di Partenariato speciale pubblico privato? Perché costringere altri operatori interessati alla possibile gestione del Castello a dover letteralmente “correre” (tre giorni prima del Ferragosto!) per poter inoltrare proposte ancor più valide e supportate? Come si può pensare che nessuno se ne sarebbe accorto? Come si può affermare che la procedura è legittima quando anche il più ingenuo dei cittadini non può far altro che notare l’anomalia dei tempi ristrettissimi, anzi, inesistenti, concessi a eventuali concorrenti? Non siamo assolutamente favorevoli all’esternalizzazione, perché la sfida della politica è quella di superare le varie criticità di orari, personale e incremento del servizio con proposte politiche efficaci ma se Peppe Cassì, che detiene le deleghe di cultura e turismo, ammette di non essere in grado di vincere questa sfida nonostante i tanti investimenti fatti sul castello e vuole cedere al privato un bene che ad oggi è in attivo con incassi che superano i 600mila euro annui, deve fare solo una semplicissima cosa, che prevede anche la normativa nazionale oltre che le determinazioni del Comune stesso: dare molto più tempo, almeno 180 giorni, per la produzione di proposte alternative, invece dei miseri 30 giorni previsti attualmente.
Questo sarebbe il primo passo per scrollarsi di dosso le conseguenze dei cattivi pensieri che circolano da giorni su questa, tanto intempestiva quanto importantissima vicenda, che riguarda tutti noi e il nostro più importante patrimonio di storia e memoria. Non può essere di certo agosto, il mese giusto per avviare decisioni così dirimenti per Ragusa. Dal canto nostro continueremo a vigilare e ribadire che cedere la gestione di un complesso museale e monumentale così importante per la cultura e il turismo della nostra città a un privato è una cosa politicamente sbagliata nella forma e nella sostanza”. (da.di.)