Palermo – Da qualche tempo si moltiplicano gli allarmi sui danni alla salute derivanti dal consumo frequente di alimenti ultraprocessati: piatti pronti, bevande zuccherate e gassate, prodotti da forno confezionati, creme spalmabili, fette biscottate, biscotti, cracker, snack, merendine e alcuni alimenti per l’infanzia. In pratica, sono definiti “ultraprocessati” tutti quei cibi preparati industrialmente contenenti sostanze che non vengono utilizzate abitualmente in cucina (come proteine idrolizzate, maltodestrine, grassi idrogenati…) e additivi ( coloranti, conservanti, antiossidanti, emulsionanti, esaltatori di sapidità ed edulcoranti). Diversi studi recenti dimostrano che il consumo eccessivo di cibi ultraprocessati facilita l’insorgenza di diverse patologie croniche in età adulta. Purtroppo, queste patologie non riguardano solo gli adulti ma anche i bambini e anzi si stanno scoprendo anche effetti finora insospettati.
Uno studio italiano condotto dai ricercatori dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e presentato in anteprima al Congresso SIGENP di Palermo, che si conclude oggi, punta l’attenzione sul problema del consumo di cibi ultraprocessati nell’alimentazione infantile, e i dati non sono rassicuranti. Lo studio che ha coinvolto 175 bambini (età media 11 anni), ha evidenziato che il consumo di ultraprocessati non solo è in grado di facilitare l’insorgenza di sovrappeso e obesità ma anche di causare la sindrome metabolica, quell’insieme di disordini quali ipertensione, dislipidemia e diabete che incidono negativamente sulla salute del bambino. Inoltre, nella cute di questi ultimi bambini è stato rilevato un elevato accumulo di prodotti di glicazione avanzata (AGE). Questi composti, presenti in grandi quantità nei cibi ultraprocessati interagiscono direttamente con le cellule del bambino e determinano alterazioni a livello di vari organi e apparati, facilitano l’insorgenza di diabete, malattie cardiovascolari, malattie allergiche e autoimmuni.
“Questi risultati” afferma il professor Roberto Berni Canani, Ordinario di Pediatria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, che ha coordinato la ricerca, “supportano un ruolo cruciale degli alimenti ultraprocessati nel facilitare non solo l’insorgenza di obesità, ma anche nel determinare l’insorgenza di tutte quelle patologie collegate all’obesità e che rientrano nell’ambito della sindrome metabolica con conseguenze molto negative anche nel lungo termine per il bambino. Occorre sensibilizzare molto i genitori e i bambini riguardo i rischi per la salute legati ad un consumo frequente di questi alimenti per attuare efficaci programmi di prevenzione e trattamento dell’obesità e delle sue complicanze. A maggior ragione perchè stiamo notando una cosa non meno allarmante: i cibi ultraprocessati potrebbero avere un ruolo anche nella patogenesi di un’altra patologia cronica: l’esofagite eosinofila”. L’esofagite eosinofila è una malattia infiammatoria cronica sempre più diffusa in pediatria che provoca un progressivo danno morfo-funzionale dell’esofago – in pratica una “strozzatura” – dovuto a infiammazione e abnorme accumulo di eosinofili (un particolare tipo di globulo bianco) nella mucosa esofagea. Un secondo studio, sempre coordinato dal professor Berni Canani ha evidenziato che un’eccessiva esposizione ai prodotti di glicazione avanzata, molto abbondanti nei cibi ultraprocessati, è responsabile del danno infiammatorio e dell’accumulo di eosinofili nella mucosa esofagea. In pratica il consumo di cibi ultraprocessati è stato identificato come il principale fattore ambientale in grado di indurre la malattia.
Le dimensioni del problema non sono ancora ancora completamente definite. Ma il consumo di alimenti ultraprocessati è in continuo aumento in età pediatrica anche in Italia e questo sta contribuendo in maniera decisiva all’aumento di molte patologie croniche così precocemente. Le ricerche per definire meglio gli effetti negativi di questi alimenti sulla salute dell’uomo sono però in una fase molto avanzata. “In attesa di nuovi risultati è molto importante diffondere ad ogni livello l’importanza di una sana alimentazione sin dalle prime epoche della vita per ridurre incidenza, prevalenza e severità delle principali patologie croniche dell’età pediatrica con un impatto molto negativo sui bambini, le loro famiglie e il Sistema Sanitario Nazionale” conclude il Prof Roberto Berni Canani.
“Sono acquisizioni importanti” commenta il professor Claudio Romano, Presidente SIGENP e Ordinario di Pediatria all’Università di Messina. “Resta il fatto che, cautelativamente, mi sembra doveroso che tutti i genitori prestino maggior attenzione per lo meno ai cibi troppo artefatti, usino gli ultraprocessati con misura: per prevenire non solo il sovrappeso ma importanti danni alla salute”.