Ragusa – Seppur stiamo parlando di piscina, e quindi di nuoto o, comunque, di sport acquatici, i nostri lettori ci consentano una metafora tratta da un ben diverso sport e ci permettano di affermare che il consigliere comunale (di maggioranza, non dimentichiamolo mai) Federico Bennardo è salito nuovamente sul ring per l’ennesimo round che sulla vicenda dell’impianto sportivo lo contrappone all’amministrazione Cassì fin dalla sua elezione e fin dall’inizio di questa consiliatura. Amministrazione che per la verità ha sempre preferito glissare sulle denunce e segnalazioni del consigliere (terzo eletto per numero di voti) fino al più recente intervento di Bennardo di fine settembre quando questi aveva ripreso la lettera di un genitore che tra altre criticità lamentava anche un aumento vertiginoso deĺle tariffe della piscina. Anzi, più che glissare, l’amministrazione si era trincerata nel silenzio, preferendo, in maniera istituzionalmente irrituale, affidare la replica al soggetto privato che ha la gestione della piscina comunale. Ora il consigliere Bennardo torna sull’argomento e rincara la dose.
Gli utenti della piscina comunale scrivono ancora: come è difficile far nuoto a Ragusa. Il consigliere Bennardo: così è stato disatteso il programma elettorale
“Come è difficile fare nuoto a Ragusa”. Così il titolo di una ulteriore lettera di rimostranze sulla gestione della piscina comunale pervenuta all’attenzione mediatica, stavolta da parte di una mamma ragusana. E’ quanto evidenzia il consigliere comunale Federico Bennardo che sulla delicata questione si è più volte interessato sin dal suo insediamento. “D’altronde, è ormai chiaro che l’amministrazione comunale, per il tramite del suo assessore allo Sport Simone Digrandi – prosegue Bennardo – ha deciso di stare dalla parte dei più forti, ossia il gestore della piscina, piuttosto che i più deboli ossia i cittadini, che, come peraltro dice la lettera stessa, chiedono di dar voce ai loro disagi. In effetti per aver chiara la situazione non sono stati sufficienti i documenti che provano il raddoppio delle tariffe, l’introduzione del pagamento per i diversamente abili per i corsi di nuoto (120 euro per 8 lezioni), la riduzione dei tempi di utilizzo e la cancellazione dei corsi di acquaticità da dicembre a marzo.
Così come non sono stati sufficienti i lavori di efficientamento tecnico che dovevano ridurre le spese delle bollette energetiche del 30%, costati con fondi pubblici oltre 1 milione e mezzo di euro, come regalia ad un privato, a frenare il rincaro delle tariffe che ad oggi ha come alibi, come ha peraltro dichiarato lo stesso assessore, la sola “inclusione del phon”. Come se asciugarsi i capelli valesse pagare le tariffe il doppio. O peggio rinunciare al nuoto. Rincari chiesti dal gestore ed accordati dalla giunta comunale poche ore dopo la richiesta senza alcuna fase istruttoria. Ma voi accordereste di pagare il doppio una tariffa senza sincerarvi che chi lo chiede abbia delle motivazioni valide?
La gestione comunale costava poco meno di 400.000 euro ma se sottraiamo il contributo che oggi versiamo al privato per circa 80.000 euro e che gli introiti al 2019 (ultimo dato disponibile prima del Covid e della chiusura per lavori) erano di circa 120mila euro, seppur calcolati con tariffe dimezzate (quindi 240.000 ad oggi) e prima dei lavori di efficientamento energetico che avrebbero dovuto ridurre le spese energetiche del 30%, non serve una laurea in matematica per capire che ci sarebbe pressoché un pareggio di bilancio. Con la differenza che, come peraltro auspicato nel programma elettorale del sindaco che ho condiviso, tutti avrebbero accesso al nuoto”. (da.di.)