Ragusa – “Elezioni provinciali: ennesimo rinvio? La legge dello Stato n. 56 del 2014 (nota come legge Delrio), non ha abrogato le province come generalmente si pensa, ma ha sostituito l’elezione diretta dei consiglieri provinciali e dei presidenti da parte dei cittadini con una elezione di secondo livello: a votare e a poter essere eletti sono solo i sindaci ed i consiglieri comunali in carica nei vari comuni.
Può piacere o non piacere – a me non piace affatto, certamente meglio dare alla gente il diritto di scegliere con elezioni a suffragio universale, ma questa è la legge vigente, dichiarata peraltro conforme ai principi della Costituzione dalla Corte Costituzionale.
La Regione Sicilia ha però disapplicato la Delrio: da oltre 10 anni i liberi consorzi, nome che in Sicilia è stato attribuito alle Province, sono governati da Commissari scelti dai governi regionali che si sono succeduti. In Sicilia, anziché procedere per votazioni si va avanti per nomine. La Corte Costituzionale si è espressa duramente contro i reiterati rinvii delle elezioni di secondo livello in Sicilia, usando parole trancianti contro la pratica dei commissariamenti regionali. Con la sentenza n. 136 del 2023 la Corte ha censurato l’ennesimo rinvio che “consolida, prolunga e aggrava la situazione di sostanziale disconoscimento dagli obblighi contenuti dagli articoli 5 e 114 della Costituzione”, concludendo che “a tale situazione deve porsi rimedio senza ulteriori ritardi, attraverso il tempestivo svolgimento delle elezioni dei presidenti dei liberi consorzi comunali affinché anche in Sicilia gli enti intermedi siano istituiti e dotati dell’autonomia loro costituzionalmente garantita e si ponga fine alla più volte prorogata gestione commissariale”.
In dispregio assoluto del superiore pronunciamento, sembra ora che la Regione si stia risolvendo per un ulteriore rinvio. Se così fosse, la democrazia in Sicilia rimarrebbe ancora di fatto sospesa.
Impedire il voto, impedire agli enti di area vasta di eleggere autonomamente i propri rappresentanti è un atto eversivo, perché mette di fatto in discussione ciò in cui si sostanzia ogni democrazia: garantire ad una comunità definita da precisi confini geografici di autodeterminarsi tramite lo svolgimento di libere elezioni.
Secondo l’art. 114 della Costituzione “La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane e dallo Stato”. Enti tutti governati da rappresentanti democraticamente eletti. Il prolungato ed ingiustificato commissariamento delle Province rappresenta dunque un’anomalia antidemocratica. Un esempio di politica arrogante e autoreferenziale, che ha perso completamente di vista le finalità a cui la politica dovrebbe tendere e cioè il perseguimento dell’interesse collettivo, soppiantato dall’istinto di autoprotezione. Dalla volontà di mantenere a qualsiasi costo il controllo del territorio.
La paura di affrontare le elezioni e la scelta scellerata di impedirle sono elementi distintivi dei regimi illiberali. A questo ci vogliamo ridurre? Il cittadino che non osserva un provvedimento dell’Autorità commette un reato ed è punibile secondo il codice penale. La legge non vale per i governanti?”