“Quale futuro per le coste siciliane” è stato il tema della conferenza tenutasi ieri a Ribera nell’ambito dell’annuale Festa dell’Amicizia organizzata dalla Democrazia Cristiana. L’On.Ignazio Abbate è stato relatore insieme ai colleghi onorevoli Salvo Giuffrida, Giorgio Assenza e Fabio Fatuzzo moderati dal giornalista Salvatore Cannata, con loro anche l’esperto del settore e presidente del Movimento Azzurro, prof. Corrado Monaca. “1637 km, pari al 22% dell’estensione totale dell’intera Italia.
A tanto ammonta il patrimonio costiero siciliano – ha sottolineato l’On.Abbate – tanto, tantissimo per non considerare la sua conservazione e la sua valorizzazione come obiettivi vitali per la politica regionale. Oggi ci stiamo soffermando su questa tema ma in realtà è un argomento che affrontiamo spesso nel dibattito politico. In particolare noi figli della terra iblea, che viviamo anche di turismo e che abbiamo la fortuna di avere alcune delle coste più belle d’Italia, possiamo tastare il polso allo stato di salute delle nostre coste. Innanzitutto bisogna rivedere tutto il sistema dei vincoli calati dall’alto che spesso risultano incompatibili con il territorio.
Basti pensare che ci sono zone SIC (Siti di Importanza Comunitaria) che per definizione dovrebbero costituire luoghi di conservazione di specie ed habitat protetti, realizzati all’interno delle zone industriali! E’ altresì importante che tutti i comuni siano dotati di un Piano Regolatore per le zone demaniale in modo da prevedere uno sviluppo armonico ed eco compatibile, caratteristiche queste che devono essere imprescindibili per la nostra regione. In passato non c’è stata lungimiranza nel programmare interventi importanti, come quelli che riguardano la realizzazione di infrastrutture costiere, i porti in primis. Quando si costruisce un porto, a prescindere dalle sue dimensioni, non si pensa mai alle conseguenze che può avere, all’impatto con l’ambiente che lo ospita.
E quindi siamo costretti ad assistere alla lenta ma inesorabile scomparsa di spiagge e scogliere come successo, per esempio, a Marina di Marza e S.Maria del Focallo, territorio di Ispica, dove negli ultimi anni ci siamo visti sottrarre scorci incantevoli. Un danno ecologico ma anche economico, visto che parliamo di zone a estrema vocazione turistica. Abbiamo gli strumenti per impedire tutto ciò, è nostro compito saperli utilizzare nel migliore dei modi”.