Si sta facendo un gran parlare in questi giorni, nella politica ragusana, di quello che si può definire il “caso Saverio Buscemi”. Ricapitoliamo i fatti. Buscemi, tra la sorpresa di tutti, qualche settimana fa, rese noto, con dovizia di motivazioni politiche, di abbandonare il movimento di Cateno De Luca, diventato nel frattempo il partito Sud chiama Nord. Movimento e partito della cui creazione ed affermazione a Ragusa Saverio Buscemi era stato sicuramente il maggiore artefice. Ne seguì una rovente e penosa polemica in cui da parte dei coordinatore regionale di Sud chiama Nord, La Vardera, fu mossa a Buscemi l’ accusa di aver provocato tale trambusto essenzialmente per assicurarsi un posto assessoriale nella giunta Cassì. Posto che era stato invece attribuito ad Andrea Distefano, dopo il rifiuto dello stesso Buscemi che aveva preferito rimanere solo consigliere promuovendo invece il nome di Distefano.
Accuse immediatamente rintuzzate da Buscemi, mentre si aprivano le scommesse sulla fedeltà o meno dello stesso al sindaco Cassì e sulla possibilità che ricevesse una delega assessoriale. Infatti stando agli accordi preelettorali, ogni lista alleata che avesse eletto un consigliere, avrebbe avuto diritto ad un assessore. Ed è su questo che si gioca la partita. E infatti nella seduta consiliare di lunedì 11 novembre, Saverio Buscemi è intervenuto in aula per dire la sua. Punto nodale del suo discorso proprio la questione degli accordi per gli assessorati. “Non sono un consigliere comunale che si è limitato a candidarsi in una lista, curando il proprio orticello e pensando alla propria campagna elettorale. Io ho proprio creato la lista, personalmente parlato con ogni persona e mi sono impegnato da rappresentante della stessa lista aiutando ognuna delle persone che ne hanno fatto parte.
Ho parlato con tutti i candidati a sindaco, i rappresentanti di quasi tutte le liste civiche o partiti e quando ho scelto, convintamente, il sindaco Cassì ho pure determinato l’orientamento di tutti coloro che avevano formato il gruppo assieme a me. Mi sono candidato pure io e, nonostante avessi depauperato il mio consenso avendo messo in lista molti amici, ne sono uscito il più votato. Da assessore designato, ho deciso di rinunciare all’incarico che mi spettava e rimanere a fare il consigliere. Ho sottoscritto un programma elettorale e un patto elettorale che ha permesso ad ogni lista che portava almeno un rappresentante democraticamente eletto in consiglio comunale di poter avere o mantenere pure una rappresentanza in Giunta. Nulla ho chiesto per me tranne che mi sia riconosciuta la dignità del mio ruolo sia di rappresentante della lista che di rappresentante del mio gruppo consiliare democraticamente eletto in questo consiglio. Mi sembra normale rivendicarlo in quanto a chiederlo è il promotore della lista che è pure un consigliere comunale che ha dimostrato in questo anno e mezzo di essere allineato alla maggioranza (e non perché ne abbia sempre condiviso le scelte, ma in virtù di quello che è il rispetto di quel patto e del programma elettorale che ho sottoscritto e il rispetto che ho avuto nei confronti di questa maggioranza e del mio sindaco).
Per tutto ciò che ho detto, concludo affermando che mi sono allontanato da un movimento che a mio avviso ha perso la rotta iniziale e non da questa maggioranza alla quale ho dato sempre prova di esserci. Ho già fatto presente al sindaco, che ha compreso il mio punto di vista, i contorni della vicenda e attendo l’epilogo della questione che auspico si risolva a stretto giro”. E ad inizio del suo intervento, Buscemi aveva sottolineato “ribadisco che mai ho chiesto un assessorato per me e mai ho avuto l’idea di rivestire contemporaneamente la carica di consigliere e di assessore. False, dunque, le accuse e gli attacchi ingiuriosi che parlavano di una mia uscita dal movimento per questi motivi, testimone ne è il sindaco con il quale ho parlato e con cui c’è in corso un’interlocuzione”. E visto che l’altro ieri parlavamo di “confusione” nell’amministrazione Cassì, ci auguriamo che intanto si faccia chiarezza sul “caso Buscemi”. (da.di.)