Palermo – La Regione Siciliana ha promulgato la Legge 18 novembre 2024 n. 28 contenente al proprio interno l’articolo 28 comma 16 che prevede quanto segue: “L’assessorato regionale della Salute è autorizzato, a decorrere dall’anno finanziario 2024, a riconoscere l’adeguamento tariffario alle strutture riabilitative per disabili psico-fisico-sensoriali, alle comunità terapeutiche assistite, alle residenze sanitarie assistenziali e ai centri diurni per soggetti autistici, che applicano i Ccnl di categoria, nella misura del 7 per cento a valere sui fondi del servizio sanitario regionale nel rispetto del piano operativo di consolidamento e sviluppo. L’articolo 49 della Legge regionale n. 3/24 è abrogato”. A darne notizia è il presidente regionale di Confcommercio Salute Sanità e Cura, Luigi Marano, il quale sottolinea che, ottenuto riferimento ed esaminato l’articolo in questione, il Mef ha presentato alcune osservazioni sulla copertura finanziaria e sulla congruità della misura di rivalutazione delle rette sulla scorta delle quali la Regione Sicilia è chiamata a fornire elementi per le doverose verifiche del ministero.
“Ecco perché, come federazione di categoria – afferma Marano – ci rifacciamo alla sensibilità del presidente della Regione e dell’intera Giunta perché una norma che finalmente, con il plauso delle organizzazioni di settore tutte, ha riconosciuto un adeguamento tariffario alle strutture riabilitative per disabili psico-fisico-sensoriali, alle comunità terapeutiche assistite, alle residenze sanitarie assistenziali e ai centri diurni per soggetti autistici, trovi applicazione. Auspichiamo un autorevole intervento del presidente della Regione e dell’assessorato competente affinché la definitiva applicazione della norma venga incontro alle esigenze di un particolare settore del mondo sanitario che, nel tempo, ha dovuto sempre più affrontare difficoltà correlate con una difficilissima contingenza economica, garantendo sempre la dignitosa difesa e assistenza di una larghissima fascia di soggetti fragili”.
“Le aziende coinvolte – ha proseguito Marano – non hanno beneficiato di alcun adeguamento da anni a questa parte e non si può non rilevare che l’aumento in previsione trovi giustificazione nei rinnovi dei contratti collettivi intervenuti in questi anni e nelle dinamiche inflattive che hanno determinato un incremento dei costi ben superiore al 7% previsto dalla norma. Né deve sfuggire che tutte le aziende interessate (micro, piccole e medie imprese) costituiscono quel tessuto connettivo cui, su proiezione nazionale, si deve circa il 50% del nostro export. Da qui il sacrosanto dovere di tutelarne le azioni e consentirne il dignitoso funzionamento in uno con il mantenimento di un elevato setting assistenziale”.