Ragusa – La Fisascat Cisl ha indetto lo stato di agitazione a Ragusa dei lavoratori della Ergon aderenti alla propria sigla sindacale, esprimendo un forte disappunto per le recenti iniziative dell’azienda “giacché – è scritto in una nota inviata alla direzione aziendale della stessa ditta – si pongono certamente in contrasto con lo spirito costruttivo e collaborativo che la nostra organizzazione sindacale ha fortemente ricercato da anni e, da ultimo, ribadito il 19 dicembre scorso ossia durante l’incontro tenutosi presso il Centro per l’impiego di Ragusa”.
“Anzi, proprio durante tale incontro, accogliendo l’invito del direttore del Cpi, la Fisascat – scrive il segretario territoriale, Salvatore Scannavino – aveva accettato di intraprendere il dialogo con l’azienda in separata sede così da individuare modalità di azioni condivise che sarebbero state successivamente formalizzate anche in sede istituzionale, ossia presso il Cpi stesso. Incredibilmente, quanto inaspettatamente, nei giorni immediatamente seguenti, la società Ergon ha deliberatamente intrapreso azioni che hanno violato gli impegni presi, aggravando la tensione delle relazioni sindacali appena sopite: in diversi punti vendita, l’azienda ha convocato i Rappresentanti sindacali aziendali (Rsa) che hanno subito pressioni, addossando loro il peso delle responsabilità sulle conseguenze che avrebbero subito quei lavoratori, nostri associati, che non avrebbero revocato la loro indisponibilità al lavoro festivo.
Tale comportamento è inaccettabile, deprecabile e non può rimanere senza reazioni; pertanto, la Fisascat Cisl proclama con effetto immediato lo stato di agitazione dei lavoratori, cui seguiranno altre azioni, qualora la condotta intimidatoria sopra denunciata dovesse persistere”. “Giammai ci saremmo attesi una così sconsiderata azione da parte della società, evidentemente incapace di sostenere un dialogo alla pari. Quello che denunciamo è un comportamento – continua la Fisascat – che certamente mina la serenità della organizzazione sindacale e dei lavoratori iscritti, ricordando episodi e tensioni di altri tempi e che pensavamo oramai non appartenessero alle nostre terre e alle aziende del territorio”.