Ragusa – Lettera del circolo Legambiente “Il Carrubo” ai Consiglieri Comunali di Ragusa sulla prevenzione di nuove crisi idriche. La crisi idrica del 2024, giunta non improvvisamente ma come conseguenza del continuo aumento delle temperature, tanto che dall’inizio secolo ogni anno segna un record rispetto a quello precedente, ha finalmente aperto gli occhi anche ai negazionisti che non credono al cambiamento climatico in atto.
Se poco si può fare a livello locale per impedire i fenomeni di siccità, molto invece può essere fatto con le politiche di adattamento per ridurre danni e disagi, ad esempio:
- 1. bloccare la impermeabilizzazione del suolo e iniziare interventi di de-impermeabilizzazione per far sì che quando piove si infiltri nel suolo più acqua possibile per rimpinguare le falde, invece di vederla scorrere e perderla nel mare. Ma su questo il Consiglio Comunale sembra non sentirci visto che tutte le proposte di Legambiente in questo senso sono state ignorate.
- 2. Utilizzare i Criteri Ambientali Minimi per migliorare la gestione idrica attraverso gli appalti pubblici.
- 3. Riuso, recupero e riciclo per riutilizzare e usare le diverse fonti d’acqua con un trattamento che corrisponda all’uso.
- 4. Efficientare la depurazione delle acque reflue urbane, per il loro completo riutilizzo in settori strategici, come l’agricoltura
- 5. Ma soprattutto tutelare le fonti idriche, pozzi e sorgenti dai rischi di inquinamento. A 12 anni dalla crisi idrica del 2013, a seguito della quale il comune di Ragusa ha dovuto fare a meno delle sorgenti Oro-Scribano e Misericordia con una portata di 23 l/s che servivano circa 12.000 abitanti, e le cui acque vengono ancora oggi convogliate in fognatura o nel fiume Irminio a seguito dell’inquinamento da reflui zootecnici, la situazione non è minimamente cambiata. I pozzi H , F, A, A1, Bruscè ed Eredità hanno una zona di tutela assoluta insufficiente e non a norma; nei pozzi E, I, I1, I2, Castellana, Gravina 1, Gravina 2, Gravina 3, Tirrito e Aprile e nelle sorgenti Cilone, Fontana Nuova e Fontana Grande non esiste la zona di Tutela Assoluta (la zona di tutela assoluta è adibita esclusivamente ad opere di presa ed a costruzioni di servizio; deve essere recintata e provvista di canalizzazione per le acque meteoriche e deve avere un’estensione di raggio non inferiore a dieci metri pari a 314 mq). Nelle sorgenti S. Leonardo, Cilone, Fontana Nuova, Fontana Grande e nei pozzi A, Bruscè, Gravina 1, Gravina 2, Gravina 3, Tirrito e Aprile non c’è l’ordinanza relativa alla Zona di Rispetto (nelle zone di rispetto, che devono avere un’estensione di raggio non inferiore a 200 metri rispetto al punto di captazione, cioè 125 600 mq, sono vietate ad esempio l’accumulo di concimi organici, le discariche, il pascolo, la dispersione di reflui fanghi e liquami anche se depurati ecc. e tutte quelle attività che mettono a rischio la qualità dell’acqua). I pozzi B e B1 sono privi di Zona di Tutela Assoluta e sono soggetti ad allagamento e non possono essere usati nella stagione piovosa. Infine i contatori dei pozzi e delle sorgenti sono obsoleti e fuori norma, anche se in parte c’è il telecontrollo. Tutto ciò al momento della ricognizione del 2021 in fase di aggiornamento del Piano d’Ambito Idrico. Si spera che da allora qualcosa possa essere cambiato in meglio, ma ne dubitiamo.
Per non parlare delle perdite di rete che vanno dal 45% del rapporto Ecosistema Urbano 2024 Legambiente- Ilsole24ore, fino al 79% rilevato in fase di aggiornamento del piano d’ambito idrico su dati forniti dal comune di Ragusa, anche se questo dato è poco credibile ma dimostra con quale superficialità ci si è approcciato al problema acqua. La situazione è tale che anche con discrete risorse idriche è possibile, forse anche probabile, entrare in crisi idrica come successo nel 2013. Serve una gestione oculata della risorsa idrico con politiche di risparmio idrico e una costante comunicazione rivolta ai cittadini sull’importanza dell’acqua.
Ma servono anche investimenti che così si possono riassumere:
- mappe tematiche che consentono l’individuazione dei percorsi, la qualità delle reti e l’individuazione di perdite;
- ubicazione e mappatura georeferenziata delle utenze idriche per l’esecuzione delle letture periodiche a base della fatturazione;
- apparecchiatura di manovra, misura dei volumi, valutazione delle portate e delle pressioni nella rete che consentono di conoscere e mantenere un cielo piezometrico adeguato per una qualità soddisfacente di fornitura all’utenza idrica;
- strumenti di misura e controllo della clorazione nei serbatoi di accumulo ed in generale della qualità dell’acqua distribuita;
- manutenzione ordinaria o straordinaria nei quartieri dove si riscontrano reti in acciaio o ghisa grigia con perdite che superano il 50%.
L’acqua è un bene prezioso che va salvaguardato a tutti i costi, non solo ad uso potabile ma anche e soprattutto come servizio ecosistemico in quanto stabilizza le emissioni di gas serra, fissa il carbonio presente nella biosfera, si comporta da depuratore naturale filtrando le sostanze inquinanti, regola i fenomeni idrogeologici e mitiga gli impatti dei cambiamenti climatici.