Ragusa – “Solo” si è rivelato molto più di quello che ci si aspettava. Un varietà surrealista e funambolico, un magico viaggio nella mente di Arturo Brachetti, nei suoi sogni, ricordi e fantasie, ma anche in quelli di tutti noi. Una casa della memoria e delle emozioni, nelle cui 7 stanze oltre 60 personaggi prendono vita grazie alla magia del maestro dell’imprevedibile. In “Solo”, Arturo Brachetti, ci apre la porta della sua casa, la casa in cui ha vissuto ed è cresciuto, la casa dei ricordi. Sette stanze, ognuna delle quali racconta una storia. In ogni stanza esiste un qualcosa che riaccende ricordi, emozioni e vissuti e che accompagna il pubblico dentro la vita e la mente di Arturo.
Pubblico che, alla fine, entusiasta ha applaudito la performance del più grande trasformista al mondo. Lo spettacolo andato in scena giovedì scorso al teatro Duemila, nell’ambito della stagione promossa dall’associazione culturale C&M con la direzione artistica di Carlo Nobile, è stato molto più di quello che ci si sarebbe potuto attendere. E, a distanza di giorni, fa ancora parlare. Per assistere a questo spettacolo, infatti, bisogna lasciarsi andare all’immaginazione e alla fantasia, è questo il mondo che il grande Arturo ha presentato al pubblico ibleo giocando a trasformarsi in mille personaggi e contesti.
Ed ecco che dal televisore del salotto iniziano ad uscire i personaggi delle serie televisive, da un libro trovato sul tavolo della cameretta prendono vita i personaggi delle favole Disney, da un cellulare escono le canzoni più famose con i loro cantanti, da una foto il ricordo di uno strano matrimonio ma anche la possibilità di ricordare che solamente con qualcosa di molto semplice e a volte insulso, si poteva giocare e creare magiche storie. Non servono grandi giochi per potersi divertire, basta un cappello trovato in un solaio, basta della sabbia, basta una luce su un muro con cui fare delle ombre e così si può volare cavalcando mondi fantastici e lasciandosi trasportare dalla fantasia.
Arturo Brachetti un momento è qui e l’altro momento è lì, dall’altra parte del palco o in aria, radicalmente cambiato e nelle vesti di un nuovo personaggio conosciuto al pubblico che ha davanti a sé. Il suo fenomenale trasformismo lascia il pubblico a bocca aperta, regalando ad ogni spettatore una continua emozione e sensazione di incredulità e sorpresa. Arturo Brachetti ci insegna, ancora una volta, che è bello poter restare un po’ bambini e lasciarsi andare sulle ali della fantasia anche se il tempo passa e il nostro mondo e la nostra quotidianità frenetica di adulti ci impone di non farlo. Il corridoio e il bagno della casa diventano così le metafore del tempo che passa, delle stagioni, delle fasi della vita in un susseguirsi di colori, personaggi e giochi di prestigio.
Perché la vita è anche un gioco e nessuno ci può impedire di sognare. Rimanere stretti e legati a questo pensiero è per ognuno di noi una grande battaglia, ma è un nostro diritto. Ed è proprio allora che Arturo si scontra con la sua ombra (interpretata da Kevin Michael Moore), che corrisponde alla realtà, al mantenere i piedi per terra, che cerca di tenerlo sulla terra e non lo fa sognare, che lo tiene legato alle sue responsabilità. Si arriva così alla lotta finale, come nelle fiabe dove il bene e il male si scontrano e combattono, qui attraverso un litigioso dialogo di laser.