Ragusa – Venerdì 28 marzo dalle ore 15.00 alle ore 19.00 presso l’Auditorium Santa Teresa di Ragusa si è tenuto il workshop partecipativo ‘Verso il Biodistretto degli Iblei’. Un biodistretto è un’alleanza locale, la cui costituzione è regolata da normative nazionali e regionali, che promuove, con azioni condivise, la transizione agroecologica per rigenerare terra e cultura e riavvicinare produttori locali e cittadini attenti alla qualità del cibo. Un organismo complesso dove ruoli, decisioni, e azioni di ognuno diventano utili ed efficienti per la comunità del cibo.
Si è trattato di un primo passo di un percorso di co-creazione che valorizza le azioni individuali dando vita a un modello collaborativo per la progettazione di un sistema agroalimentare locale, inclusivo, giusto e sostenibile.
Hanno partecipato circa 70 persone tra rappresentanti delle istituzioni, accademici, studenti, agronomi, agricoltori, mugnai, commercianti, professionisti, tecnici, attivisti e consumatori.
Una trentina di persone ha seguito i lavori online, collegandosi da diverse parti della Sicilia e oltre.
L’incontro è stato promosso e coordinato da Paolo Guarnaccia (Università di Catania) Elisabetta Dallavalle e Vincenzo Santiglia (Laboratorio Sicilia 2030) e Vincent Caruana (Università di Malta) sulla base di un lavoro di ricerca partecipativa e analisi dei punti di forza e di debolezza del territorio degli Iblei.
L’iniziativa si inserisce nel contesto della Terza Missione dell’Università di Catania attraverso il contributo che i docenti impegnati nel nuovo Corso di Laurea in ‘Gestione dei sistemi produttivi agrari mediterranei’ della Struttura Didattica Speciale di Ragusa potranno fornire facilitando i processi di cambiamento del territorio necessari per affrontare le sfide ambientali, sociali, economiche e culturali.
Secondo Vincenzo Santiglia, presidente del laboratorio Sicilia 2030, “venerdì nell’Auditorium Santa Teresa di Ragusa Ibla, abbiamo vissuto un momento che resterà impresso nella mia memoria. Proprio mentre un ciclo lunare si chiudeva, abbiamo affidato al terreno di questa comunità iblea un seme carico di speranza e di una responsabilità condivisa. Ciò che ho visto è stato il riflesso di un’intera comunità raccolta, in attesa di qualcosa di nuovo, di un primo passo collettivo. Ho percepito una sincronicità profonda: i percorsi delle persone che abbiamo incontrato sembrano intrecciarsi in una direzione comune, come se ci fosse un punto d’inizio pronto a emergere. Ascoltando le numerose voci durante l’incontro di ieri, con ben 29 interventi annotati da Elisabetta e facilitati con esperienza da Paolo, ho avvertito un filo invisibile che ci lega tutti: la terra, le piante, gli animali, il cibo, la salute, la famiglia e la comunità. Sono elementi indissolubilmente connessi, parte di una consapevolezza più grande di ciascuno di noi.”
Anche Vincent Caruana, direttore del Centro di ricerca e educazione ambientale dell’Università di Malta, ha sottolineato come “gli interventi durante la conversazione hanno evidenziato il potere del dialogo e della narrazione condivisa, in cui diverse voci contribuiscono a una visione collettiva. L’idea di co-creare senza definizioni rigide riflette la nozione di Paulo Freire dell’educazione come pratica della libertà, dove la conoscenza emerge dall’esperienza vissuta e dalla riflessione critica. Il Biodistretto è quindi un laboratorio vivente, che incarna la natura iterativa ed emergente dell’apprendimento trasformativo, un invito a ridefinire il rapporto dell’umanità con la terra, andando oltre la stessa distinzione tra produttori e consumatori, e suggerendo una visione agroecologica in cui la produzione e il consumo alimentare nutrono sia il suolo che l’anima, e la sostenibilità è radicata nella rigenerazione culturale.”