Ragusa – Quando le pagine si animano andando oltre il libro. Conclusa ieri sera la prima edizione di “Sipari di Carta”, il festival che per tre giorni ha trasformato Ragusa Ibla in un palcoscenico dove letteratura e teatro si sono guardati negli occhi. Un dialogo profondo, evocativo, scenico. L’ultima giornata si è aperta nei saloni raffinati di Palazzo La Rocca, dove Emanuela Ersilia Abbadessa ha parlato della sua Suggeritrice (Neri Pozza), romanzo che si muove tra desiderio e danza, arte e passione. Ma più che un racconto, è stata una confessione a cuore aperto: di sé stessa come musicologa, narratrice, donna che ha scelto di trasformare il suono in parola, e la parola in visione. In dialogo con Giuseppina Tesauro, l’autrice ha svelato ciò che accade dietro le quinte della scena, dove il gesto nasce prima ancora dell’applauso. Dove si sussurra, si guida, si inventa. Un momento sospeso, in cui la voce si fa battito, corpo, partitura segreta.
A concludere il festival è stato poi il regista e scrittore Roberto Andò, che ha condotto il pubblico del Teatro Donnafugata in un viaggio dentro Il coccodrillo di Palermo (La nave di Teseo), ma anche — e forse soprattutto — dentro la sua idea di arte. Palermo, per Andò, è un’ossessione dolce e crudele: una città che muta pelle, che seduce e sfugge, che accoglie e lascia irrisolti. Una città, ha detto, «che non ha ancora ritrovato i suoi dèi», dove i sogni spesso si infrangono, ma dove può ancora accadere qualcosa che salvi. Con lui sul palco, Patrizia Valenti e Costanza DiQuattro: un dialogo ricco, su cosa significhi tornare nei luoghi che ci hanno cresciuto, anche solo con il pensiero. Perché da certe città, ha detto il regista, «non si parte mai davvero. Ci si torna sempre. Anche quando si crede di essere altrove».
Ma il festival è stato molto di più. Tre giorni, dall’11 al 13 aprile, in cui il Teatro Donnafugata e Palazzo La Rocca si sono trasformati in laboratori di emozione e pensiero.
Dall’intensità narrativa di Antonella Frontani alla forza scenica di Diego De Silva e il suo Trio Malinconico in un reading musicale che ha commosso e divertito. E ancora, la meraviglia razionale di Massimo Polidoro, capace di portare in scena il fascino della scienza, del mistero, dell’illusione, in un racconto-omaggio a Piero Angela, che ha legato Galileo Galilei e Harry Houdini, verità e inganno, storia e finzione. «Volevamo costruire uno spazio in cui letteratura e teatro potessero realmente dialogare, contaminarsi, scivolare uno nell’altro – afferma la scrittrice Costanza DiQuattro, direttrice artistica del festival – Abbiamo cercato di andare oltre la formula classica della presentazione, trasformando ogni incontro in un’esperienza. Il pubblico ha risposto con calore, con curiosità. E questo è il regalo più grande». Tutti gli incontri sono stati sold out. Soddisfatta anche Patrizia Valenti, commissario del Libero Consorzio Comunale di Ragusa: «Abbiamo creduto fin da subito in questo progetto.
Non solo per la sua qualità culturale, ma per il valore che ha per il territorio: portare eventi gratuiti e accessibili significa creare comunità. Sipari di Carta ha dimostrato che Ragusa è sempre pronta ad accogliere, ascoltare, crescere attraverso la cultura». Per Nitto Rosso, direttore del Libero Consorzio, è stata «una rassegna che ha restituito profondità alla parola. Un ponte tra mondi, tra linguaggi. Un atto politico, se vogliamo, nel senso più nobile del termine: un modo per dire che la cultura è un bene comune, che appartiene a tutti. E che da qui dobbiamo ripartire». Il sipario, per ora, si è chiuso. Ma come nei migliori finali, l’ultima battuta non è un addio. È un arrivederci.