Ragusa – “Mercoledì scorso, come comitato Domani in Salute, nella sala stampa della Camera dei Deputati, abbiamo presentato il nostro documento analitico sul numero programmato per Medicina e più in generale sullo stato di salute del Servizio sanitario nazionale. Un’analisi della condizione attuale e comparativa con altri modelli Ue ed extra Ue volta a dare spunti importanti da cui, a nostro avviso, bisogna partire”.
E’ quanto sottolinea il consigliere comunale di Ragusa, Federico Bennardo, proprio nella qualità di componente del comitato in questione. “La presenza di diversi parlamentari, di differenti gruppi politici – spiega Bennardo – ha permesso al comitato di porre l’attenzione su una considerazione: qualunque intervento da parte del legislatore produrrà i propri effetti in circa 10 anni e, pertanto, risulta imprescindibile avere adesso visione programmatica. Formare un medico dalla laurea alla specialità costa allo stato circa 200.000 euro. Quindi, viene da sé che l’investimento deve essere mirato per rispondere alle esigenze di mercato. I dati ci dicono che allo scorso test di specializzazione medica gran parte delle borse finanziate sono andate deserte per alcune specialità: di 1248 borse previste per Anestesia e Rianimazione ne sono state assegnate solo 279. Stessa sorte per Chirurgia generale. Le stesse in cui i medici sono sottoposti a maggiore pressione lavorativa ed esposizione a contenziosi medico-legali”.
“Oggi – è stato spiegato ancora – possiamo considerare la sanità pubblica come una grande vasca con una ingente perdita rappresentata dalla fuga dei medici verso sanità privata o all’estero. La soluzione non può essere solamente quella di aprire i rubinetti immettendo nuove risorse sul sistema, ma deve essere, soprattutto, quella di migliorare le condizioni lavorative degli operatori sanitari attualmente in servizio, iniziando proprio dai medici specializzandi o comunque da altri operatori sanitari in formazione, affinché non abbandonino il sistema già di per sé fragile con il risultato di allungare ulteriormente le liste d’attesa e compromettere il rapporto di fiducia medico/paziente. Occorre insomma andare oltre le riforme che hanno grande risonanza mediatica ma poco o nulla in termini di risultato”.