Comiso (RG) – Ci sono luoghi che non esistono sulle mappe, ma che abitano dentro di noi. E ci sono gesti che, più di mille parole, raccontano chi siamo. La mano rugosa che affonda nella farina, la pasta che si stende lenta, il pane che nasce da un avanzo d’amore, da un resto di impanata pasquale. È nei ricordi di bambino che nasce “Via dei Ciliegi, 4”, la prima mostra personale di Peppe Occhipinti, giovane videomaker e fotografo ibleo. Si inaugura il 24 aprile alle ore 19,30 alla Fondazione Bufalino di Comiso.
Diciotto scatti e un video, come un album di famiglia scritto in silenzio. Non ci sono pose, né artifici: c’è la nonna Giovanna, la vera nonna di Peppe, ritratta mentre prepara il pane e le impanate. Un gesto che ha visto compiere decine di volte da bambino, e che ancora oggi, da adulto, continua a emozionarlo. Un gesto che è ritmo, memoria, convivialità, famiglia, a volte anche festa. È il senso di casa. “Via dei Ciliegi, 4” non è dunque solo un indirizzo, ma un luogo immaginario, potente, necessario. Quella casa che ognuno porta dentro. Quella che spesso si fatica a descrivere, ma che basta un profumo per ritrovarla nei propri ricordi, nella propria anima. Casa è l’ispirazione profonda di questo progetto fotografico, nato quasi per caso o per destino. “Tutto è cominciato con un messaggio di Luca Guastella, che mi proponeva di realizzare qualcosa per i 25 anni della sua attività, Punto Caldo Boutique, specializzata nel senza glutine – spiega Peppe – All’inizio ho detto di no. Non mi sentivo pronto.
Ma poi… il cambio di rotta, quella macchina spenta qualche isolato prima di casa, quella voce dentro che bruciava. Sono stato immobile per un po’, quasi in trance. Dopo qualche minuto riparto. Ma cambio meta: non torno a casa, vado da Luca. Con un’idea, che già mi brucia dentro. La voglio fare, questa mostra. La mia prima mostra personale, nella mia città, a Comiso, la città di Bufalino”. E così nasce l’idea della mostra, non solo un’esposizione fotografica ma un’esperienza, un viaggio emotivo, arricchito dall’attore Giovanni Arezzo che accompagnerà i visitatori con una narrazione originale, pensata per fondersi con immagini, video e silenzi. La grafica porta la firma di Marica Zappalà, mentre i caratteri usati portano, letteralmente, il segno della nonna: il font è stato disegnato a mano da lei. “Non volevo solo mostrare delle immagini. Volevo creare un piccolo terremoto interiore.
Far rallentare il respiro, far ricordare a ognuno cosa sia, davvero, casa. Semplicemente casa”, dice Peppe. E così, quel pane che nasce dalla pasta di scarto dell’impanata diventa simbolo di un’arte più grande. Quella di tenere viva la memoria, di dare forma ai sentimenti, di restituire valore a ciò che spesso passa sotto silenzio. Un pane che si fa poesia, una casa che si fa mostra. E una strada, Via dei Ciliegi, 4, che forse non troveremo mai su Google Maps o forse si, ma che è già casa in ognuno di noi.