Valgono oltre 313 miliardi di euro e sono quasi 800, in Italia, le agevolazioni fiscali per imprese e famiglie, una realtà cresciuta sistematicamente negli ultimi 10 anni: nel 2011 si attestavano a 250 miliardi ed erano 720. E' quanto emerge da un'analisi del centro studi di Unimpresa. Una situazione che pone il Paese in cima alla classifica di quelli che in Europa e nel mondo fanno maggior ricorso, in rapporto al prodotto interno lordo, alle "eccezioni" in campo tributario: l'Italia è seconda dietro l'Australia e precede gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Spagna, la Francia e la Germania.
In Italia, primo Paese europeo nell'utilizzo delle eccezioni fiscali, tra il 2011 e il 2019 si è registrata una variazione in positivo, in termini percentuali, dell'11% per quanto riguarda il numero delle voci che compongono la complessa mappa di sconti tributari, salita di oltre il 23% in termini di valore. Secondo l'associazione si tratta di una tendenza in netto contrasto con i molteplici progetti di revisione delle cosiddette "tax expenditure" varati o solo annunciati, a più riprese, da quasi tutti i governi negli ultimi anni. ''Si parla da anni di interventi di razionalizzazione delle agevolazioni fiscali. Riteniamo giusto mettere mano al sistema degli sconti tributari, ma solo se la riforma è finalizzata a semplificare il quadro normativo e applicativo.
Pertanto, serve attenzione: non bisogna penalizzare pmi e famiglie con redditi bassi'', osserva il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara. ''Quello che sta invece emergendo nel dibattito degli ultimi giorni, purtroppo, è un taglio lineare delle tax expenditure che pare volto a risparmiare per mere esigenze di finanza pubblica. Questa soluzione è da scartare perchè si tratterebbe di una stangata soprattutto per le famiglie con potere d'acquisto ridotto''. (AdnKronos)