Ragusa – “L’ultimo decreto del presidente Conte è, in realtà, una grande azione finalizzata a garantire prestiti alle aziende per pagare le tasse invece di assicurare alle stesse aiuti concreti per il mancato guadagno all’indomani della serrata forzata condivisa per la sicurezza pubblica e sanitaria. Questi interventi non riusciranno a tamponare alcunché. Il problema era grosso e tale rimane”. Lo dice il presidente provinciale Confcommercio Ragusa, Gianluca Manenti, condividendo le stesse preoccupazioni del sistema Confcommercio Sicilia. “In poche parole – aggiunge Manenti – valutando la predisposizione di queste misure da un altro punto di vista, siamo noi che facciamo il prestito allo Stato.
Tutto ciò è stato predisposto al posto di adottare misure compensative per i due mesi di chiusura forzata, da quando è partita l’emergenza sanitaria fino ad oggi, e per i prossimi 3 mesi ancora. Quindi, stiamo parlando di un intervento che nei fatti risulta essere un indebitamento forzato a partire da un prestito minimo di 25mila euro. Tutto questo, per noi, è inspiegabile. Ecco perché il nostro unico e forte appello è rivolto alla Regione Sicilia con l’auspicio che il governo Musumeci faccia rinsavire l’esecutivo nazionale a cui è richiesto di avviare misure coerenti e sostenibili alle imprese che risultano essere messe in ginocchio a causa di tutto quello che sta avvenendo”.
Poi, il presidente provinciale Confcommercio Ragusa si rivolge ai sindaci dei comuni iblei che costituiscono il tavolo di crisi in prefettura. “Parlo a nome delle 17.000 aziende chiuse della provincia iblea – conclude Manenti – sono indispensabili misure compensative e sostenibili per le nostre realtà produttive. Tutto il resto costituiscono pannicelli caldi che non ci aiuteranno affatto a sanare la gravità della situazione. Serve un reale atto di coraggio nei confronti di imprese che possono alimentare il circuito dello sviluppo economico, quello, cioè, che si rende necessario in questa eccezionale fase storica”.