Ragusa – “L’esperienza del Covid-19 ha messo a dura prova l’intero sistema economico del nostro territorio, con gravi ripercussioni in capo ai settori commerciali. L’emergenza ha messo giustamente in primo piano uno dei principi costituzionali, il diritto alla salute, per cui ai cittadini è stato chiesto e lo sarà ancora per molto tempo, comprendere la necessità della limitazione di alcuni dei principali diritti solennemente tutelati. A cominciare dalla libera circolazione, per continuare con la libertà di impresa e di culto”. A dirlo è il presidente provinciale Confcommercio Ragusa, Gianluca Manenti, che aggiunge: “La fine delle maggiori restrizioni determinate con il decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 17 maggio, sta mettendo, lentamente, in moto la macchina economica imprenditoriale, fortemente provata da oltre 2 mesi di stop ed incassi zero, con conseguenze sulla occupazione presente e futura e sulla tenuta contabile di numerose aziende.
La pandemia ha generato sicuramente cambiamenti epocali i cui effetti hanno originato un rispetto maggiore per la vita dei commercianti e delle proprie famiglie, non più l’inseguimento spasmodico del profitto ma la consapevolezza di una maggiore vita sociale determinata dalla chiusura delle loro attività anche solo per un giorno la settimana così come anche prescritto dall’ordinanza n. 21 del 17 maggio”. “Le riaperture, sicuramente – prosegue Manenti – hanno generato la voglia, da parte degli imprenditori, di riprendere in mano la propria azienda facendola nuovamente fruttare, ma il cambiamento sociale generato deve avere sicuramente un ripensamento del modello organizzativo che dovrà necessariamente passare una rivisitazione di tutta la materia del commercio anche e soprattutto a livello nazionale.
In riferimento all’ordinanza n. 21 del 17 maggio, con la quale sono disciplinati, tra gli altri, gli orari e le giornate delle attività commerciali, chiediamo: il ripristino delle regole precedenti all’emergenza Covid-19 affinché non venga violata la libertà d’impresa e dunque annullato l’elemento di disparità tra il commercio e le altre attività in un momento in cui le imprese del settore, dopo mesi di chiusura, avrebbero la necessità di riportare alla normalità il loro ritmo di lavoro; bisogna chiedere ai Comuni d’impegnarsi al mantenimento e al controllo, in tutti quei contesti e situazioni in cui si possano verificare assembramenti, in modo da potere garantire il rispetto dei decreti e delle ordinanze volte al contenimento della diffusione del virus Covid-19.
Le giornate estive permettono l'uscita serale di famiglie, comitive ed altro. Al di là delle ordinanze sindacali, l'invito rivolto a tutti è quello di utilizzare il metro del buon senso, invito rivolto, oltre che ai cittadini, anche ai sindaci e alle forze dell’ordine. Senza che vi siano forzature improprie, visto il periodo eccezionale, ognuno sarà chiamato a fare la propria parte nel rispetto delle regole che non contemplino alcun obbligo da parte dei titolari ma la capacità di fare prevalere il buon senso per il pieno rispetto delle regole. Le imposizioni, infatti, danno l'idea di uno scaricabarile sul fronte delle responsabilità e non l'efficacia di una corretta organizzazione. Le regole sì ma anche la possibilità della libera impresa.
Ritorniamo alle regole precedenti il Covid-19. I commerciati sono pronti a ripartire se saranno aiutati in tutti i modi. Come associazione, abbiamo messo in atto una comunicazione sul rispetto delle regole tramite social, tv e carta stampata per sensibilizzare gli avventori a tenere atteggiamenti consoni in ordine all’emergenza sanitaria in corso. Chiediamo, quindi, di essere aiutati a ripartire”.