Roma, 4 ago. – Entra nel vivo, con la demolizione degli schermi dei generatori di vapore dell'edificio reattore, il decommissioning della centrale nucleare di Latina. Un piano progettato nel segno dell'economia circolare come avviene in tutti gli altri impianti Sogin.
“Quanto fatto a Latina è un'applicazione dell'economia circolare al decommissioning di una centrale nucleare – spiega Agostino Rivieccio, Responsabile Sogin Disattivazione centrale di Latina, in occasione dell'avvio dei lavori di smantellamento – In Sogin abbiamo applicato i principi dell'economia circolare allo smantellamento di una centrale nucleare nel senso che abbiamo stimato il peso della centrale, circa 300mila tonnellate, e quello che faremo è recuperare il 93% di questo peso come materiale convenzionale”, continua.
Nel dettaglio lo smantellamento produrrà circa 319mila t di materiali, di queste saranno inviate a recupero circa 297mila t, per la maggior parte composte da metalli e calcestruzzo.
Sogin, nell'ambito della sua strategia di riduzione dell'impatto ambientale delle attività di decommissioning nucleare, prevede: la minimizzazione del quantitativo di rifiuti radioattivi prodotti; la separazione, il riutilizzo e l'invio a recupero dei materiali metallici (ferro, rame) e del calcestruzzo; il riutilizzo di edifici e aree e di sistemi e componenti esistenti (carriponte e gru polare).
E ancora: l'efficientamento mediante riduzione dei consumi energetici; l'attuazione di politiche di miglioramento delle performance aziendali.
Nel complesso, segnala Sogin, lo smantellamento delle centrali e degli impianti nucleari italiani permetterà di riciclare oltre un milione di tonnellate di materiali, l'89% di quelli complessivamente smantellati.