Ragusa – Secondo un’analisi dell'Ufficio Studi Confcommercio, ogni ragusano spenderà circa 1.800 euro in meno quest’anno. Questo significa che saranno bruciati decine di milioni di euro di consumi. Il calo più forte è destinato a registrarsi nelle aree periferiche della provincia mentre a livello percentuale il primato (-16%) appartiene alle città della zona orientale. “Nessuna area del nostro territorio provinciale – commenta il presidente provinciale Confcommercio Ragusa, Gianluca Manenti – è stata risparmiata dalle conseguenze del Covid. Nell’anno in corso perderemo dai 40 ai 60 milioni di euro di consumi e circa 8,5 punti di Pil.
Per tornare a crescere, grazie anche ai fondi europei, servono provvedimenti più incisivi, come invocati dal nostro presidente nazionale Carlo Sangalli, e certamente più rapidi nella loro applicazione. Il tempo non gioca a nostro favore e i nodi fiscali e burocratici che rallentano la crescita devono ancora essere risolti”. In ogni caso si ha a che fare con un effetto-Covid a diverse velocità che è quello che emerge dall’analisi dei consumi nelle varie zone dell’area iblea per il 2020 effettuata dall’Ufficio Studi Confcommercio. Se a livello nazionale la previsione è di un calo del 10,9% (pari a una perdita di 116 miliardi, 1.900 euro pro capite), il Nord risulta l’area più penalizzata (-11,7%, con il Trentino Alto Adige capoclassifica a -16%), con quasi il 60% del calo complessivo concentrato nelle sue otto regioni e con la Lombardia che registra la maggiore perdita in valore assoluto (oltre 22,6 miliardi di consumi), mentre nel Mezzogiorno la riduzione della spesa sul territorio è più contenuta (-8,5%, Molise con -7,5% la regione meno penalizzata) a causa della minor presenza di turisti stranieri e di una minore caduta dei redditi.
In provincia di Ragusa, in particolare, il dato si attesta intorno al -9% con un quadro complessivo che appare comunque poco confortante. “Nel nostro territorio, per differenti ragioni – prosegue Manenti – dovrebbero passare almeno cinque anni per tornare ai livelli di spesa pro capite del 2019. Ecco perché diciamo che rimangono fondamentali le riforme strutturali, da finanziare in parte con i fondi europei, per tornare a crescere a ritmi più coerenti con le legittime aspettative di famiglie e imprese".