MILANO – Tour operator già in lockdown per emergenza coronavirus. Con un fatturato praticamente ridotto a zero e almeno 30 mila posti di lavoro a rischio, il settore del turismo organizzato (tour operator, agenzie di viaggio ed organizzatori di eventi) è indubbiamente uno di quelli maggiormente colpiti dalla pandemia. Un comparto che prova a lanciare l’ennesimo, drammatico grido d’allarme al governo, per poter avere al più presto i fondi già stanziati, ma non ancora arrivati, ma soprattutto chiedendo di poter rimettere in moto la macchina, seppur in maniera ridotta e con le massime precauzioni. Italpress ne ha parlato con Pier Ezhaya, eletto da poco meno di un mese presidente di Astoi, l’associazione che riunisce i tour operator italiani.Un battesimo del fuoco, il suo, in piena emergenza Covid…
’’In effetti sono entrato in carica al termine di un’estate negativa per il nostro settore, in cui si sono difese solo le destinazioni italiane, perchè la gente, preoccupata per il Covid, ha preferito un turismo di prossimità – spiega -. Si erano aperti alcuni corridoi per una serie di destinazioni europee come la Spagna e la Grecia, ma poi la vicenda dei tamponi obbligatori ci ha dato il colpo di grazia: con una sola destinazione e mezza stagione, visto che i confini regionali sono stati aperti solo da inizio giugno non si sta in piedi’’.Se l’emergenza Coronavirus ha provocato una perdita del 90% del fatturato per la stagione estiva dei tour operator, per quella invernale le cose stanno ancora peggio. ’’Praticamente noi siamo già in lockdown – commenta Ezhaya -.
Da inizio ottobre, infatti, siamo completamente fermi a causa delle limitazioni negli spostamenti verso l’estero imposti dal governo. Per noi la stagione invernale era quella più remunerativa, con meno viaggi, ma dal valore medio più alto perchè rivolti a località più calde e lontane, ma siamo stati bloccati. Secondo noi il governo italiano potrebbe seguire l’esempio di Francia, Germania e Polonia, e aprire dei corridoi turistici verso paesi Covid free interessati ai nostri viaggiatori, come le Maldive o il Mar Rosso, chiaramente rispettando tutte le condizioni di sicurezza e utilizzando il ‘modello crocierè con un tampone da realizzare prima e dopo la vacanza’’.’’Sicuramente cambierebbe poco dal punto di vista del fatturato – aggiunge il presidente di Astoi -, ma almeno sarebbe un inizio, una rimessa in moto della macchina.
Torneremmo a fare il nostro mestiere. E questa è la nostra principale richiesta al governo, insieme all’esortazione di farci arrivare al più presto i 240 milioni di euro già stanziati con il decreto Agosto, ma non ancora arrivati. Se andrà bene arriveranno entro fine anno, ma noi abbiamo urgenza di tenere in piedi le nostre aziende e di garantire un’occupazione agli 80mila lavoratori del nostro settore’’.