Nel corso del 2020, in provincia di Ragusa, si è registrata una flessione dell'indice del fatturato delle imprese dei servizi del 12,1%, la più ampia dall'inizio delle serie storiche (disponibili dal 2001). La perdita di fatturato ha colpito la quasi totalità dei settori presi in considerazione, ma particolarmente rilevante è il calo nelle attività più toccate dalle restrizioni connesse all'emergenza sanitaria, come quelle legate alla filiera del turismo (attività delle agenzie di viaggio -76,3%, trasporto aereo -72,6%, attività dei servizi di alloggio e ristorazione -42,5%). Sono le stime rese note dall'Istat. Per quanto riguarda il solo quarto trimestre, l'indice destagionalizzato del fatturato dei servizi è sceso del 2,2% rispetto al trimestre precedente, mentre l'indice generale grezzo è in calo del 7,6%. E' un profondo rosso di cui ancora non si vede la fine.
Secondo l'ufficio studi di Fipe-Confcommercio, che ha elaborato i dati Istat, nel quarto trimestre del 2020, la ristorazione dell’area iblea ha perso circa un milione di euro, chiudendo così con un -44,3% di fatturato rispetto allo stesso periodo del 2019. Un risultato determinato da quello che è stato, a tutti gli effetti, un secondo lockdown autunnale per il comparto in questione. “Siamo davanti a un abisso apparentemente senza fine – commenta il presidente provinciale Confcommercio Ragusa, Gianluca Manenti, evidenziando le perplessità di Fipe – Con la fine di marzo si chiuderà, con ogni probabilità, il quinto trimestre consecutivo con segno negativo per un settore che rappresenta, più di ogni altro, la nostra ragusanità e italianità. Numeri che richiedono almeno una graduale riapertura per evitare che l'intero comparto vada in default”.
E il presidente provinciale Federalberghi Ragusa, Rosario Dibennardo, aggiunge: “L’Istituto nazionale di statistica ufficializza ciò che Federalberghi dice ormai da un anno, la crisi ha colpito gli alberghi più duramente di altri settori. E nel 2021 la situazione è ulteriormente peggiorata: a gennaio il nostro osservatorio ha registrato la perdita del 75% dei turisti italiani e del 90% degli stranieri. Oltretutto, quest’ultimo è il segmento che spende mediamente di più. E, inoltre, dopo l’azzeramento della stagione invernale, si addensano nubi fosche anche sui prossimi mesi. La proroga delle restrizioni sino al 6 aprile ha cancellato le vacanze di Pasqua, mentre il calendario quest’anno non prevede i ponti di primavera (il 25 aprile cade di domenica e il primo maggio di sabato). Anche la stagione estiva rischia di partire con il passo sbagliato.
Chiudere le scuole il 30 giugno vorrebbe dire ritardare di quasi un mese le prime partenze. Senza considerare poi che fino a quando non verrà presa una decisione definitiva, le famiglie tarderanno a fare programmi e anche gli albergatori non potranno pianificare assunzioni, acquisti e riaperture”.