Quali rischi corre l’export siciliano? E quante opportunita’ hanno le imprese del territorio sui mercati mondiali? Di questo si e’ discusso durante la tavola rotonda promossa da Sace-Sismet, polo dell’export e dell’internazionalizzazione del Gruppo Cdp, che ha messo a confronto istituzioni e quattro grandi aziende per fare il punto sulle sfide globali e per "intercettare" la crescita che viene dai mercati esteri.
Alessandro Terzulli, capo economista di Sace, ha presentato la nuova "mappa dei rischi 2019" che mostra come nonostante uno scenario internazionale complesso, si dimostra comunque ricco di opportunita’ per l’export italiano in genere e per la Sicilia, che si conferma crocevia strategico dello sviluppo del Paese. "Il dato dell’export siciliano, che ha superato i 10 miliardi – ha spigato Terzulli – ha presentato una crescita superiore al 15%. Negli ultimi anni ha visto una vivacita’ con alcune eccellenze, come quelle dell’agroalimentare, ma anche degli apparecchi elettrici". I dati parlano chiaro. Nel 2018, l’export siciliano ha superato i dieci miliardi con un +15% rispetto all’anno precedente.
La crescita e’ stata trainata da tre settori-chiave che da soli rappresentano il 75% del valore totale delle esportazioni dalla Sicilia: i raffinati, la chimica e il settore degli alimentari e delle bevande. Per il 2019, i settori principali dell’export siciliano (oltre a raffinati, chimica e alimenti e bevande) sono quello dei prodotti agricoli e degli apparecchi elettronici. Per l’Ad di Sace, Alessandro Decio, "la Sicilia, da sempre un crocevia strategico per il nostro Paese, continua a dar prova di grande dinamismo, fronteggiando le sfide del mercato internazionale e traducendole in ottime performance di crescita. Crediamo fortemente che ci sia il potenziale per fare ancora meglio".