Palermo – Confcommercio Sicilia torna ad intervenire sulla misura relativa al “Bonus Sicilia” pubblicata dalla Regione Siciliana e, nel corso dell’incontro in programma domani, martedì 29 settembre, con l’assessore regionale alle Attività produttive, Domenico Turano, metterà ulteriormente in luce le criticità rilevate. La “Concessione contributi a fondo perduto a favore delle microimprese artigiane, commerciali, industriali e di servizi” presenta problematiche applicative relative alla maggior parte delle imprese colpite dalla crisi determinate dall’emergenza sanitaria tuttora in corso.
“Si tratta di problematiche – afferma il presidente regionale Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti – rilevate dalla nostra così come da altre associazioni di categoria, ordini professionali e dai tecnici, in genere, che hanno avuto modo di entrare nel dettaglio dell’avviso pubblico di recente pubblicazione”. “Tra i vari requisiti che devono possedere le aziende operanti in Sicilia – prosegue Manenti – c’è quella che devono avere sede legale e/o operativa nell’isola e risultare attive alla data del 31 dicembre 2019. Ed è proprio quest’ultima condizione che ci lascia perplessi come a dire che le aziende che hanno iniziato l’attività il 31 gennaio 2020 non hanno subito le conseguenze nefaste della chiusura a causa del Covid 19.
Appare, piuttosto, un modo penalizzante per i giovani imprenditori che hanno investito sul proprio futuro. Si rende indispensabile, altresì, rivedere la tabella dei Codici Ateco ammissibili al finanziamento. Alcune attività, seppur non ricomprese tra i codici del Dpcm di marzo, erano di fatto chiuse. Per rendersene conto, basta consultare i dati della Cig. Occorre dunque fare in modo che resti in primo piano, rispetto alla valutazione delle istanze presentate, la riduzione del fatturato in maniera evidente rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”. “Altra condizione di ammissibilità prevista – chiarisce ancora Manenti – riguarda l’essere in possesso di Durc rilasciato da Inps-Inail.
Parlando di piccole e medie imprese, già in sofferenza economica prima della pandemia, il non versare i contributi per un imprenditore rappresenta, non un atto di evasione con un intento fraudolento, ma una necessità per far fronte a esigenze vitali primarie ed aspettare tempi migliori per costruirsi la propria pensione. E’ una condizione in cui, allo stato attuale, si trovano migliaia di imprese siciliane. Poi, altra richiesta che sembra eccessiva, la certificazione del revisore contabile che comporterebbe un costo aggiuntivo per l’impresa e che, piuttosto, si potrebbe risolvere con un’autocertificazione da parte dell’impresa stessa. Non parliamo, inoltre, delle criticità relative all’accessibilità al servizio di prenotazione, compilazione e invio della stessa istanza.
La presenza dello Spid, così come abbiamo già avuto modo di precisare nei giorni scorsi, sta facendo riscontrare delle criticità non da poco nei tempi di attivazione dello stesso da parte delle varie Camere di commercio dove, da un giorno all’altro, si sono riversate migliaia di domande da evadere. Siamo consapevoli che la Regione sta compiendo un grande sforzo economico per aiutare le imprese in difficoltà. E, però, allo stesso tempo sarebbe necessario semplificare la burocrazia, eliminare le anomalie e fornire un sostegno realmente efficace alle varie attività produttive ricadenti sul nostro territorio”.