PALERMO – Le urne in Sicilia premiano l’asse Pd-M5s e mandano in soffitta qualsiasi ipotesi di maggioranza sul modello Draghi che pure era stata avanzata nelle scorse settimane dal presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Gianfranco Miccichè. ’’Inutile riprovarci’’, il suo commento. Questo uno dei primi dati che emergono dalla tornata di amministrative che ha portato al voto 42 comuni dell’Isola insieme ad una sconfitta del centrodestra propriamente inteso. Un segnale all’attuale maggioranza di centrodestra regionale o, come dice Giancarlo Cancelleri, viceministro alle infrastrutture, ’’un avviso di sfratto a Musumeci’’. Altro dato è quello dell’affluenza che resta bassa. Alle urne si è recato solo il 56,6% degli aventi diritto. E spulciando i risultati emerge anche il ritorno della ’’nuova Dc’’ con l’ex presidente della Regione, Salvatore Cuffaro, a fare da regista con il partito che si attesta attorno al 5% con punte anche del 10% in alcuni comuni. Caltagirone, città in provincia di Catania, è il nuovo modello della coalizione giallo-rossa vincente. Fabio Roccuzzo è sindaco con il 53% dei voti e vince contro un centrodestra che si è presentato compatto.
Il nuovo sindaco ha avuto la meglio sull’avversario Sergio Gruttadauria che si fermato al 42%. Risultato ottenuto anche grazie al passo indietro fatto dal M5s che ha ritirato una possibile candidatura per sostenere Roccuzzo, vicino al segretario del Pd Anthony Barbagallo sebbene non tesserato.A San Cipirello, comune sciolto per mafia, si è recato a votare solo il 39,51% degli aventi diritto e pertanto l’unica candidata, Vincenza Romina Lupo, non può essere eletta. A Gioiosa Marea, nel Messinese, è andato a votare il 57,48% dei 5.717 aventi diritto e così l’unica candidata, Giusy La Galia, è diventata prima cittadina. Analoga situazione a Ferla, dove è stato confermato Michelangelo Giansiracusa.