Roma, 20 lug. – Diciotto giorni dedicati alle malattie degenerative oculari. È iniziato – quest'anno in forma virtuale – il 13 luglio e si concluderà il 31 luglio 'Eyennovation', il meeting scientifico promosso da Novartis sull'innovazione in questo campo, occasione di aggiornamento per i medici sulle nuove opportunità diagnostico-terapeutiche e per un confronto sull'ottimizzazione dell'accesso alla cura per i pazienti, in un momento in cui gli oftalmologi si trovano a dover fronteggiare uno scenario altamente complesso e delicato.
“Nei Paesi industrializzati come l'Italia- spiega Federico Ricci, responsabile scientifico del Congresso – si sta assistendo ad un aumento dell'incidenza delle patologie oculari legate all'invecchiamento, e si stima che il numero di persone con problemi alla vista potrebbe triplicare nei prossimi decenni. Si tratta di condizioni croniche, degenerative ed altamente invalidanti che richiedono una riorganizzazione dei percorsi diagnostici e terapeutici in grado di garantire ai pazienti la migliore assistenza e la possibilità concreta di accedere tempestivamente e in maniera equa ed appropriata alle cure più innovative”.
La degenerazione maculare senile e il glaucoma, per esempio, rappresentano i principali responsabili della perdita della vista negli over 60, mentre la retinopatia diabetica colpisce principalmente in età lavorativa. “Si tratta di patologie – indicano gli specialisti – caratterizzate da un significativo impatto economico e sociale arginabile attraverso strategie di sanità pubblica che puntino alla diagnosi precoce e all'accesso tempestivo alle cure più efficaci. L'attuale assetto dell'assistenza oftalmologica, al contrario – sottolineano – mostra molti problemi riconducibili alla spiccata disomogeneità territoriale dell'offerta diagnostico-terapeutica, che si traduce per il paziente in ritardo diagnostico e difficoltà nell'accesso al trattamento”.
In Italia, ad esempio, il gold standard terapeutico per la degenerazione maculare essudativa è rappresentato da un trattamento continuativo a base di iniezioni intravitreali di farmaci anti-Vegf, in grado di bloccare la proliferazione di nuovi vasi sanguigni all'interno della retina e arginare lo stravaso di fluido retinico causato dalla malattia. Ben il 70% della popolazione affetta da questa patologia, tuttavia, non riceve o riceve in maniera parziale la terapia, riducendone l'efficacia e compromettendo progressivamente la capacità visiva.
La ricerca farmacologica è quindi sempre più orientata verso soluzioni innovative che possano migliorare l'aderenza e la persistenza al trattamento. Tra queste, è di recente approvazione da parte dell'Ema, brolucizumab, molecola che ha dimostrato una superiore capacità di controllo del fluido retinico, richiedendo di conseguenza una minore frequenza iniettiva per mantenere la retina asciutta.
“Nel nostro Paese – spiega Carlo Traverso, direttore della Clinica oculistica dell'università di Genova, ospedale Policlinico San Martino – l'accesso alla diagnosi e alle cure per il paziente con patologie retiniche è inferiore rispetto ad altri Paesi europei. Le differenze sono principalmente dovute a difficoltà anche logistiche per la gestione del paziente cui si aggiungono l'attesa, la diagnosi tardiva e la somministrazione della terapia in ritardo rispetto alla finestra terapeutica. Si tratta – continua – di limiti reali, ma superabili attraverso un efficientamento del percorso diagnostico terapeutico e di una presa in carico del paziente che garantisca la continuità di cura tra il territorio e i Centri di riferimento, come avviato nella nostra Regione”.
Anche l'innovazione digitale in sanità – aggiungono gli specialisti – può giocare un ruolo determinante per la gestione delle cure e dell'assistenza, con lo scopo di garantire a tutti i migliori trattamenti sanitari, rispondendo a bisogni specifici del singolo paziente e garantendo parallelamente al Ssn un modello di maggiore efficienza, sostenibilità economica e universalità.
“L'intelligenza artificiale – dice Monica Varano Responsabile, insieme a Ricci, del meeting scientifico – rappresenta oggi la tecnologia su cui stanno puntando i ricercatori per sviluppare modelli predittivi che permettano di individuare i migliori percorsi di cura, di definire piani terapeutici, di aumentare l'aderenza al trattamento, di ridurre al minimo gli errori medici, le ospedalizzazioni e i costi a carico del Ssn. Oltre al digitale, grande attenzione è poi rivolta alle terapie di ultima generazione capaci di evitare la progressiva perdita della vista nei pazienti affetti da maculopatia umida. Sul fronte chirurgico, la ricerca ha prodotto nuove strumentazioni capaci di garantire una migliore accuratezza durante l'intervento, con conseguenti benefici in termini di sicurezza ed efficacia”.
Il programma scientifico del meeting si articola in tre sessioni: la prima dedicata alle cronicità, la seconda all'innovazione con un focus sulla retina, la terza all'ottimizzazione della diagnosi e del trattamento nella pratica clinica. La forma digitale dell'evento mette a disposizione dei clinici diversi interventi in formato video, curati dagli esperti delle specifiche aree (ricercatori, clinici che operano nei Centri di riferimento e clinici territoriali) ed eventi live di confronto con i relatori.