Teatro della Concordia, opera già sottovalutata e poco considerata dagli amministratori grillini, ora buttata nel cestino dall’amministrazione Cassì. E’ proprio suonato il De Profundis per quello che sarebbe dovuto essere il gioiello della cultura a Ragusa ? Sono queste, in sintesi, le considerazioni del movimento civico Territorio sul poco roseo futuro della struttura, stando almeno a quelle che il segretario cittadino Michele Tasca ed il suo vice Emanuele Distefano definiscono “voci di corridoio e indiscrezioni giornalistiche” vanificando tutto quanto di buono è stato fatto in passato per restituire alla città uno dei simboli della cultura ragusana.
Insomma, proseguono i due esponenti di Territorio, “si parla di relegare l’ex Cinema Marino a semplice struttura polifunzionale, un auditorium che, come accade per San Vincenzo Ferreri e per la sala Falcone Borsellino, si animerà solo nei fine settimana, quando e se ci sono appuntamenti, manifestazioni ed eventi, dotando la città dell’ennesimo portone chiuso in centro storico”. Tasca e Distefano non mancano di ricordare invece “l’egregia opera dell’ex sindaco Dipasquale, che determinò l’espropriazione dell’immobile inutilizzato e abbandonato, caso raro in tutto il meridione, peraltro confermata da sentenze della magistratura che si pronunciò in merito ai ricorsi che ritenevano spropositato il prezzo di acquisizione.
Tutto sembra che resterà impegno non riconosciuto e buttato al vento, assieme alle ingenti somme reperite per il ripristino della struttura, grazie anche ai fondi erogati dal governo nazionale, e al progetto realizzato da un qualificato professionista”. Ma, a dire del segretario e del vicesegretario di Territorio, ci sarebbe dell’altro qualora si considerasse che si tratta di “un brutto segnale per la cultura che si vorrebbe mettere al centro della rinascita e del risveglio di Ragusa, peraltro con strategie che, stando sempre alle indiscrezioni circolanti, vorrebbero mettere da parte le grandi potenzialità artistiche della nostra comunità per fare spazio anche all’immigrazione di settore da ambiti culturali diversi e più adatti ad altre realtà di consolidata tradizione, dove è più facile esprimere professionalità anche marginali.
Dopo il flop per la ricerca di un manager della cultura, che doveva arrivare da fuori, si tenta ora il poco decifrabile progetto di una Fondazione teatrale che presenta aspetta discutibili per la scelta delle strutture di pertinenza e per l’architettura finanziaria che potremmo definire solo creativa per l’esiguità delle somme in gioco e per la partecipazione, tutta da verificare, del privato, che dovrebbe mantenere il giocattolo montato ‘ad arte’ dall’ennesimo soggetto in cerca, forse, di sistemazione definitiva. Quanto alla trovata di basare la eventuale Fondazione su due strutture non di proprietà comunale e su una che rimane il teatrino di una scuola, consegna alla città la dimensione del progetto che ignora, a questo punto si può pensare in maniera strumentale, ogni ipotesi per il Teatro della Concordia”. (da.di.)