“Le opere di architettura anche quando abbandonate non necessariamente sono morte. E’ come se fossero navi che galleggiano senza meta in mezzo al mare in attesa di avere una rotta”. Parola di Davide Virdis, il fotografo architetto la cui mostra, dal titolo “Relitti”, curata dagli architetti Pinella Guastella, Francesco Nicita e dal gruppo della Fondazione Arch, è stata inaugurata ieri sera a Modica.
L’appuntamento rientrava nel programma “Il riuso per continuare la città” promosso dall’Ordine degli architetti di Ragusa e dalla Fondazione Arch in occasione dei 40 anni di costituzione dell’Ordine. Un appuntamento articolato e composito quello di ieri, così come voluto dal presidente dell’Ordine Salvo Scollo e dal presidente della Fondazione Arch, Vittorio Battaglia, con Antonio Stornello, consigliere dell’Ordine, e Maurizio Arrabito, consigliere della Fondazione, che hanno moderato i vari momenti dell’incontro. Ieri pomeriggio, gli architetti hanno effettuato un sopralluogo al centro polifunzionale di Modica, in via Sacro Cuore, il cui progettista, il docente universitario Emanuele Fidone, ha poi tenuto una lecture, in serata, a palazzo Grimaldi.
“Il centro polifunzionale – ha chiarito Fidone – era stato immaginato non solo come un edificio che svolgesse le funzioni di struttura polivalente, soprattutto centro per anziani, ma doveva servire alla creazione di una nuova struttura civica, quasi a diventare l’incipit per la realizzazione di un nuovo ed esteso spazio urbano, una nuova piazza che questa zona della città non possiede. Infatti, Modica, come gran parte delle città meridionali, fa i conti con questo problema delle periferie cresciute in maniera informe dalla seconda metà del Novecento sino ai giorni nostri. Non sono state immaginate come parti autonome della città ma come periferie, appunto, una brutta parola che bisognerebbe cancellare. La gestione delle opere pubbliche in Sicilia sconta un’atavica difficoltà burocratica e politica. La manutenzione latita e questo perché mancano i fondi e non c’è una capacità politico-organizzativa per recuperarli.
E il fenomeno peggiora nel tempo, circostanza che porterà il Sud dell’Italia a separarsi dal resto d’Europa. L’architettura, infatti, non deve essere vissuta solo come un fatto estetico ma anche sociale e politico. Tutto ciò, però, sta venendo sempre più meno, soprattutto nel Meridione”. Non è un caso che il centro polifunzionale sia rimasto incompleto proprio a pochi passi dalla meta finale. Il confronto, poi, è proseguito con la presentazione della mostra di Virdis di cui si è occupato l’antropologo culturale Fatos Dingo. “Un lavoro – ha spiegato facendo riferimento a Relitti – che nasce con l’occhio del fotografo e dell’architetto. Una mostra, dunque, che esprime il senso del pensiero complesso. Insomma, l’architetto, il fotografo, l’antropologo e lo psicologo fanno tutti parte della stessa rete concettuale per dare un senso all’uomo. E’ una mostra, insomma, che nasce come una esperienza antropica”.