Un video impressionante, con scene di inaudita violenza. Quella di un gruppo di giovani poco più che maggiorenni nei confronti di un altro, a terra. Pugni, calci. Un pestaggio in piena regola. Una ragazza che prova a fermare il branco, avvicinandosi alla vittima per prestargli soccorso, ed un altro che, poco prima dell’interruzione del video, fa per saltargli addosso con tutto il peso del suo corpo, quasi ad assestargli il colpo finale. La location di queste scene, che sembrano un remake di film di mafia, è Scoglitti, sabato scorso, proprio accanto la chiesa di San Franciscuzzu, anche se la rissa sembra essere partita da Piazza Cavour, dopo che, secondo alcune ricostruzioni, qualcuno – forse proprio il giovane a terra – si era reso protagonista di atti vandalici e comunque pericolosi per l’incolumità pubblica. Il che, probabilmente, ha aizzato contro di lui il branco, che ha deciso di farsi giustizia sommaria da sè.
Un video dunque che fa incredibilmente male, della durata di appena 18 secondi. Che, dopo che lo si guardi, conferma una analisi e suscita almeno due domande. L’analisi: a Scoglitti, e non solo, c’è una situazione non ordinaria ma straordinaria, e non ci sono garanzie per la sicurezza dei cittadini. Le domande: per tutta la durata del video, e per i minuti che l’hanno preceduto, non c’è stato alcun intervento di organi di sicurezza. Probabilmente, ma non è dato sapere In assenza al momento di comunicazioni ufficiali, le forze dell’ordine sono intervenute dopo, forse hanno fermato qualcuno. Ed allora, queste considerazioni preludono al secondo interrogativo. Come sia possibile che il centro, il cuore di Scoglitti, sia stato lasciato sguarnito dalle forze dell’ordine, nonostante numerose situazioni che si erano ripetute quasi settimanalmente. Domande che vanno poste al prefetto, al questore, al comandante della polizia locale, ai vertici delle forze dell’ordine. Una cosa è certa, ormai non è più possibile minimizzare. Sabato sera avrebbe anche potuto scapparci il morto, tra i protagonisti della rissa ma anche tra i cittadini inermi che transitavano in quelle strade.
Pietro Gurrieri, avvocato e giornalista, candidato sindaco a Vittoria per il MoVimento 5 Stelle e Città libera, l’allarme lo aveva lanciato da alcune settimane: “Il rischio è che Scoglitti, come anche Vittoria, all’apertura diventino una polveriera”. L’avvocato vittoriese si era rivolto al prefetto: “Convochi subito, nella sede di Palazzo Iacono, un comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, ogni minuto di ritardo aumenta il rischio che si consumi qualcosa di irreparabile”. Un appello forte, lanciato nel corso di iniziative pubbliche, seguito da un CS ripreso da alcuni organi di stampa, e diffuso anche nei social, cui si erano associati molti cittadini, in centinaia. Dalle istituzioni, però, il silenzio. Niente convocazione del comitato da parte della prefettura, no anche a quel presidio stabile H24 al centro di Scoglitti richiesto con forza da Gurrieri. Tanto che sabato sera non c’era nessuno pronto ad intervenire, e le auto a lampeggianti inseriti e sirene spiegate, sono dovute arrivare da Vittoria.
L’avvocato Gurrieri, che domenica mattina con un post su Facebook aveva manifestato la propria rabbia, dice: “Sono deluso e amareggiato, non da chi indossa una divisa, che merita assoluto rispetto, ma per la grave sottovalutazione della situazione da parte degli organi dello Stato, che hanno sottovalutato un rischio che era invece nelle cose, o non hanno saputo coordinarsi. Ora questo video ha squarciato, come si dice, il velo del tempio, e ha dimostrato che i cittadini non sono al sicuro. Quindi, ci aspettiamo delle risposte, sia sul perché non si sia provveduto ad assicurare un controllo reale sabato, sia sulle intenzioni per il futuro”. “Avevo lanciato un appello” – continua- “quello che il prefetto convocasse con assoluta urgenza un comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica nella sede Municipale. Questo appello non è stato ascoltato, ed oggi lo ribadisco. In ogni caso, mi farò carico di informare dell’accaduto il Ministro dell’Interno e i deputati, perché se di questi fatti non si può discutere localmente, allora che se ne discuta in Parlamento”.