RAGUSA – Natale in corsia, anche in tempo di Covid. Soprattutto in tempo di Covid. I clown dottori di “Ci Ridiamo Su” non rinunciano a esserci in questo periodo così particolare. Questa mattina, sabato 19 dicembre, hanno varcato il reparto di terapia intensiva Covid dell’ospedale Giovanni Paolo II di Ragusa e incontrato i pazienti e gli operatori sanitari. Ma con loro nessun camice colorato, un naso rosso appena accennato, poche simpatiche magie: la speciale tuta protettiva che hanno indossato ha impedito loro di essere i soliti clown, ma non di certo a essere veicoli di forza, di energia, di umanità. Come postini speciali hanno portato in reparto, direttamente ai pazienti e al personale sanitario, le emozioni pure, generose e i tanti messaggi d’incoraggiamento e di speranza che la collettività iblea ma anche bambini di varie città italiane e perfino da Londra, hanno voluto dedicare a chi sta lottando in prima persona contro questo virus.
I clown dottori dell’associazione iblea di comicoterapia hanno così deciso di aderire alla chiamata dell’Asp Ragusa, in particolare del reparto di terapia intensiva Covid, e di portare una piccola luce di energia là dove spesso regnano paura e sconforto: di letto in letto, di stanza in stanza, hanno fatto ascoltare i tantissimi messaggi audio che gli studenti delle numerose scuole di ogni ordine e grado della provincia di Ragusa e le associazioni iblee aderenti (Cosi come sei di Ragusa, Scout San Giovanni di Ragusa, Anffas Ragusa, Piccoli fratelli Modica) hanno registrato in questi giorni per i pazienti e gli operatori impegnati nella lotta per la vita. Accanto ai clown dottori stamani anche don Giorgio Occhipinti, direttore dell’Ufficio per la Pastorale della Salute della Diocesi di Ragusa. I clown dottori non si definiscono i “forzati della risata”: nei territori di limite il clown deve gettare la maschera e restare a disposizione nell’autenticità del suo essere persona con la consapevolezza di operare per il bello, il buono, l’amore, in contrasto alla paura.
Così anche in terapia intensiva. E proprio in questo reparto stamani i clown dottori hanno metto in atto un intervento di ascolto inteso come attenzione estrema ai bisogni della comunità a cui si rivolgono. Perché contrastare la paura, le altre emozioni negative e la malattia significa ampliare la sfera della positività, delle buone emozioni (speranza, fiducia, coraggio, gioia, sorriso, riso…) e perché creare le condizioni per l’aggregazione sociale e culturale significa dar vita a una comunità che cura. Raggiungere, “abitare”, un territorio di limite (quale l’ospedale è) diventa possibile per le comunità scolastiche, cittadine. Vuol dire dare valore e attenzione anche e soprattutto alla fragilità, e saperne cogliere la bellezza. L’intervento dei clown dottori in questo caso rappresenta una pratica semplice, sensibile, bizzarra, morbida, collettiva, per evitare che la paura isoli. In fondo la missione del clown è proprio questa: un ponte tra il fuori, la normalità, e il dentro, la paura, l’angoscia, la solitudine.
L’attività è stata svolta con la collaborazione e iniziativa dell’Asp di Ragusa e la Pastorale alla Salute della Diocesi di Ragusa.