PALERMO. 28.09.2020. È un viaggio affascinante che fa balzare fuori l’anima vera del territorio, di solito è offuscata dallo straordinario e sontuoso barocco. Perché raggiungere il Ragusano vuol dire ritrovare piccole chiese scavate nella roccia, aree che risalgono al Paleolitico, e poi via, in una cavalcata di secoli fino a quel terremoto che spazzò via tutto il Val di Noto. E le città rinacquero, si rifecero belle: Le Vie dei Tesori scopre così palazzi nobiliari, circoli di conversazione per pochi eletti, farmacie ottocentesche, veri e propri set per le fiction più amate. Il festival che “racconta” l’Isola, dal 3 al 18 ottobre, ritorna dunque a Ragusa e a Scicli per la terza volta di seguito, convinto che sia ancora più necessario, dopo l’emergenza, “rinascere nella bellezza”: ricordando che le due città, con la vicina Modica, l’anno scorso hanno raccolto oltre 24 mila visitatori, con una ricaduta sul territorio che ha superato i 360 mila euro.
“Sappiamo quanto questa manifestazione abbia preso piede in ambito regionale – spiega il sindaco di Ragusa Giuseppe Cassì – ma soprattutto quanto i visitatori amino scoprire luoghi inediti, particolari, caratteristici. Ci aspettiamo il successo degli anni passati, tenendo conto delle difficoltà attuali”. “Scicli partecipa con forza. Condividiamo il tema, “Rinascere nella bellezza” interviene l’assessore alla Cultura di Scicli, Caterina Riccotti – Il festival fa fruire beni culturali: quindi restituisce bellezza, e in questo momento è un vero presidio di speranza e di futuro. Guardando anche alla candidatura di Scicli a capitale italiana della Cultura”. “Sono più che felice che Ragusa abbia consolidato la sua presenza in una manifestazione così importante. Le Vie dei Tesori è riuscito a reagire e a riscrivere il festival su questo periodo, e non era facile. E mi fa piacere che Ragusa e Scicli collaborino, in nome della bellezza, per raccontare un territorio che ci appartiene”.
“Ci siamo chiesti quale fosse il nostro ruolo, in un ambito in cui la riappropriazione e il riconoscimento, sono elementi vitali. E ci siamo detti che era importante continuare – spiega Laura Anello, presidente dell’Associazione Le Vie dei Tesori onLus -, perché attorno a questi luoghi, che spesso non sono messi in rete, è giusto stringersi sempre”. Un programma studiato con cura che accoglie luoghi già amati dai visitatori in passato, ma anche “chicche” da scoprire. “Grazie al supporto delle amministrazioni, delle associazioni e dei titolari di luoghi, siamo riusciti a costruire un programma con diverse novità – sottolinea il coordinatore del festival nel Ragusano, Armando Antista. Con Ragusa e Scicli il festival avvia la sua seconda fase anche a Noto (visitabile con lo stesso coupon), a Palermo, Monreale, Catania e Sciacca; forte di una prima tranche che ha già dimostrato con forza che i visitatori hanno un grandissimo desiderio di riappropriarsi dei luoghi: è già successo a Bagheria, Trapani, Marsala, Mazara, Messina, Caltanissetta, Sambuca e Naro, dove la prima parte del festival si è appena conclusa. Sarà un’edizione diversa, di riscoperta non solo del territorio, ma del senso di comunità più autentico.
Un progetto complessivo – che si muove con il sostegno di UniCredit e, a Ragusa, Scicli e Noto, anche dei Comuni – , che mira al rilancio sì, ma in completa sicurezza. Il festival che per primo nell’Isola ha spinto verso modalità 4.0, oggi insiste e rilancia; prenotazioni ovunque caldamente consigliate, distanziamento, acquisto dei coupon on line. Un lavoro durato mesi ha portato ad una scelta certosina, luogo dopo luogo, ma senza perdere quello che è il vero marchio di fabbrica del festival: il racconto appassionato per storie, aneddoti, personaggi. Dove non sarà possibile farlo di presenze, ci si affiderà a audioguide d’autore, registrate da storici dell’arte, archeologi, studiosi del paesaggio, esperti della città e curate dagli Amici delle Vie dei Tesori, il neonato club di appassionati che scelgono di restare accanto a Le Vie dei Tesori tutto l’anno, usufruendo di una serie di agevolazioni. Le Vie dei Tesori, nato nel 2006 in seno all’Università palermitana, oggi coinvolge 15 città in tutta la Sicilia con oltre duecento partner pubblici e privati: Regione, Atenei, Comuni, Diocesi, gestori privati, istituzioni dello Stato, proprietari di palazzi nobiliari. Non gode di finanziamenti pubblici certi ma di quelle che anno dopo anno intercetta partecipando a bandi di evidenza pubblica. Da Roma è appena arrivata, per il quinto anno consecutivo, la medaglia di rappresentanza del presidente della Repubblica. La scorsa edizione, cui hanno lavorato circa 500 giovani, ha contato in tutto 404 mila visite, con un indice di gradimento del 91 per cento e una percentuale di turisti che ha superato il 42 per cento.
RAGUSA, dunque, potrà essere visitata con un unico coupon valido a Scicli e a Noto. Senza le scuole, il festival sceglie il sabato e la domenica, per tre settimane, dal 3 al 18 ottobre. Tutto il Val di Noto è segnato dal terribile terremoto del 1693 che rase le città e provocò 60 mila morti. Ragusa è sempre rinata dalle macerie, più bella di prima: la città superiore con le sue chiese, le rocche, i passaggi che salgono in verticale. E poi Ibla (in siciliano “lusu”, ovvero quello che giace sotto), con la piazza centrale che è un salotto en plein air, dove si arriva dopo aver scoperto cortili segreti, dimore aristocratiche, chiese spettacolari, o l’antico circolo di conversazione riservato solo agli aristocratici. La città si svela in dodici tappe-gioiello, due passeggiate e una particolare “caccia al tesoro”. Si parte dal campanile di San Giovanni Battista: vista mozzafiato, ma scendendo si passerà attraverso una particolarissima “veste” rococò; si ripercorreranno le tracce degli ebrei nell’antica Giudecca per raggiungere il Museo delle Confraternite nella Chiesa dell’Annunziata; ma, dopo aver ammirato il soffitto (pre-sisma) di Sant’Agata ai Cappuccini, non si può perdere il retablo in pietra di San Giorgio, o la tela attribuita a Mattia Preti a Santa Maria dell’Itria, la chiesa dei Cavalieri di Malta; né gli affreschi medievali sopravvissuti di Santa Maria delle Scale.
Un bagno di colori? Solo al Cinabro carrettieri, la bottega degli artigiani Damiano Rotella e Biagio Castilletti, tanto amati da Dolce e Gabbana, e Steve McCurry. Palazzi se ne visiteranno tre: la residenza liberty degli Antoci, “rianimata” ai primi del Novecento con il lavoro dei migliori decoratori e arredatori dell’epoca. Saranno gli stessi discendenti a condurre le visite tra soffitti decorati, vetrate Tiffany, tendaggi di sartoria, stucchi delicati e lampadari restaurati. Se salendo la scenografica scalinata, scoprirete che palazzo Arezzo di Trifiletti – il sito più amato nella scorsa edizione – custodisce la memoria intatta di uno dei casati più antichi dell’intera Sicilia, a palazzo La Rocca vi interrogherete di certo sulle misteriose allegorie dei “mensoloni” dei balconi. Infine, il piccolo gioiello che da tre edizioni chiude il festival: il teatro Donnafugata, divertissement all’italiana con un’acustica perfetta. Due le passeggiate: condurranno fuori porta, al castello di Donnafugata, per perdersi tra gli “scherzi” che il barone Corrado Arezzo de Spuches disseminò per il suo giardino; e a cava Celone, inaspettato “canyon mediterraneo”. E se tutto questo non vi basta, potrete sempre partecipare alla divertente “Caccia al balconi” di Tessere Cultura: indovinelli, curiosità e indizi tra monumenti e angoli insoliti.
SCICLI. Se Ragusa ha messo insieme ben 11 mila presenze, Scicli ha retto il confronto lo scorso anno con 7520 visitatori che non sapevano decidersi tra i due set simbolo della fiction sul commissario Montalbano – la sede del Commissariato di Vigata e la famosa Stanza del Questore, visitabili anche quest’anno – e le antiche chiese che guardavano la vallata. Scicli mette insieme dunque, un programma di dodici siti, e due passeggiate; ma le vere sorprese sono di certo l’apertura per la prima volta di Palazzo Beneventano, e le case scavate nella roccia di Chiafura, abitate dalla povera gente fino agli anni Sessanta, quando le condizioni inumane di questa comunità finirono in Parlamento su iniziativa di un gruppo di intellettuali, tra cui Guttuso, Pasolini, Carlo Levi. Il sito di Chiafura venne abbandonato, oggi è un museo del “vivere povero”, da visitare come anche quello dentro la chiesa di san Vito, dedicato alle “carcare”, le antiche fornaci.
Da non perdere l’antica farmacia Cartia, che sembra essere rimasta all’800; il (rarissimo) portale gotico di Santa Maria della Consolazione; la storia del Convento del Rosario, da monastero Domenicano a centro per giovani in difficoltà; o anche il Museo del costume e della cucina, profondamente legato al territorio e al “famoso” cioccolato. Due le residenze storiche: oltre al settecentesco Palazzo Beneventano con i suoi “mensoloni grotteschi” e la storia di un eccentrico barone baritono; ecco Palazzo Spadaro, con il ponticello “degli innamorati”, per romantiche promesse. E per chiudere si può salire a San Matteo, per guardare da quassù l’intera vallata. Due le passeggiate, tutte e due veramente interessanti: una partirà alla scoperte delle delicatissime chiese rupestri sopravvissute al terremoto; e una seconda condurrà al borgo trogloditico dei Marafini, tra cisterne, grotte, abbeveratoi, palmenti, lavatori e muretti a secco, ipogei e sepolture.