Le coste della Sicilia Sud-Orientale potrebbero andare incontro nei prossimi decenni ad una progressiva sommersione per effetto del cambiamento climatico, con una possibile perdita di circa 10 chilometri quadrati di superficie nel 2100. Lo sostiene uno studio finanziato dal Ministero dell'Università e della Ricerca all'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia nell'ambito del progetto Pianeta Dinamico svolto in collaborazione con le università 'Aldo Moro' di Bari e di Catania e la olandese Radboud Universiteit. Lo studio è stato recentemente pubblicato sulla rivista internazionale Remote Sensing.Se non verranno ridotte le emissioni di gas serra – dice il prof. Giovanni Scicchitano, associato di Geomorfologia del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell'Università di Bari – il livello del mare potrebbe innalzarsi anche di un metro e 10 centimetri nel 2100 e di vari metri nei due-tre secoli successivi, con conseguente impatto sulle coste".
"Per la piana di Catania – spiega dal canto suo il prof. Carmelo Monaco, ordinario di Geologia strutturale del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell'Università di Catania – nell'area compresa tra i fiumi Simeto e San Leonardo la perdita di territorio al 2100 sarebbe considerevole, con il mare che invaderebbe la zona depressa per diverse centinaia di metri. Nel porto di Augusta alcune aeree industriali potrebbero essere coinvolte, mentre il porto di Siracusa è l'area che più soffrirebbe di un potenziale innalzamento del livello del mare al 2100: secondo le nostre proiezioni l'area della foce del fiume Ciane potrebbe essere invasa dal mare per una estensione fino ad 1 km nell'entroterra rispetto l'attuale linea di riva. Sorte simile potrebbe toccare alla Riserva naturale orientata di Vendicari, le cui aree umide potrebbero sparire lasciando sparse isole relitte"