Roma, – "L'emergenza di questi giorni, grazie a un sollecito decreto del presidente del Consiglio dei ministri sullo smart working, mostra come, in un batter d'occhio, tante aziende e lavoratori nelle regioni interessate abbiano attuato un telelavoro d'emergenza. Possiamo stimare che stiano lavorando da casa quasi un milione di lavoratori che prima non lo facevano mai o quasi, quasi il doppio di quelli che lo fanno di solito in Italia". E' quanto si legge in una nota di Manageritalia.
"Un gap pesante – spiega – rispetto al Nord Europa dove il 25-30% dei lavoratori lo fa in mobilità/distanza rispetto a poco più del 5% in Italia. Non è un caso che nelle sei regioni interessate dal decreto (Emilia Romagna, Friuli, Lombardia, Piemonte, Veneto e Liguria) operino 80mila dei 113mila dirigenti privati italiani. Questo spiega come tante aziende siano riuscite a fare questo shift così rapidamente, seppure con un innegabile calo produttivo che ci sta mettendo in ginocchio".
"Finita l'emergenza – dice Guido Carella, presidente Manageritalia – facciamo in modo che la lezione serva a cambiare mentalità, a indicarci come innovare prassi e norme per arrivare, sempre tutelando il lavoro, anzi facendolo certo meglio e di più, anche nell'ottica di favorire lo sviluppo, al lavoro del futuro. Dove il telelavoro che stiamo facendo in quest'emergenza diventi davvero smart working, ma ancor più di un lavoro generalmente organizzato in modo più intelligente grazie alle nuove tecnologie e anche a una managerialità più diffusa".
"In questi giorni – sottolinea – le aziende e i manager, tanti hanno contattato Manageritalia testimoniando quanto stanno vivendo e facendo, stanno pensando in primo luogo a tutelare la salute dei lavoratori e della collettività. Non sono certo gli unici, anche molte altre componenti, professionali, pensiamo a medici e protezione civile, politiche, istituzionali e sociali del paese stanno dando prova di competenza e responsabilità. E questo servirà per ripartire con una classe dirigente capace di prendersi la responsabilità, di indicare la strada e guidare la ripresa".
"Ora però – continua Carella – serve ricreare le condizioni per riprendere l'attività, non basta certo questa lucina in fondo al tunnel. Il paese è bloccato, da troppi fattori irrazionali e reali, soprattutto nelle zone che più pesano in termini di pil e lavoro. Turismo, commercio, cultura e tempo libero e tantissimi settori e professionisti hanno già subito danni enormi e dobbiamo con tutte le sicurezze del caso riprendere a vivere e produrre".
"I manager – avverte – nostri associati, preoccupati anche per il lavoro delle loro persone, ci hanno chiesto di spingere per superare panico ed emergenza e contribuire a mettere tutti di fronte al fatto che adesso dobbiamo pensare a cosa fare per ripartire. Qui non servono vaccini, ma idee, competenze, sinergia e collaborazione, perchè tutte le competenze lavorino insieme e dopo aver messo in sicurezza il paese dal punto di vista della salute lo si faccia sul fronte dell'economia, del lavoro e della vita civile”.