ROMA – Fecondazione assistita di tipo eterologo, cioè con l’utilizzo di gameti esterni alla coppia, messi a disposizione da donatori o donatrici: dopo le note sentenze della Corte costituzionale, che hanno aperto a questa tecnica dal 2014 anche in Italia, sembra continuino a permanere le difficoltà delle coppie con problemi di infertilità del nostro Paese.Ma oggi il panorama della Pma (Procreazione mediamente assistita) nel nostro Paese cambia: nasce GeneraLife, il primo gruppo europeo di centri specializzati a guida italiana, che garantirà un percorso di piena sicurezza tutto all’interno del network. ’’Secondo i dati del registro del ministero della Salute iberico – evidenzia Filippo Maria Ubaldi, direttore scientifico di GeneraLife – circa 3350 coppie italiane nel 2017 si sono recate in Spagna per inseguire il sogno di un figlio. In realtà, il nostro Paese è assolutamente all’avanguardia in questo settore’’. In 5 centri GeneraLife in Italia (Roma, Torino, Napoli, Marostica e Umbertide), ad agosto 2020 è stato registrato un aumento di 8 volte dei trattamenti di Pma rispetto allo stesso mese dello scorso anno.
A settembre, il trend negli ormai 7 centri italiani (si sono unite al gruppo Firenze e Grosseto) sembra non essersi fermato: 409 ‘pick up’, ovvero il prelievo degli ovociti (+64% rispetto ad agosto), che è la prima fase di un percorso di Pma omologa, oltre a 702 prime visite (numero record rispetto a tutti gli altri mesi dell’anno) e a 78 procedure eterologhe. Numeri in aumento anche ad ottobre (481 i pick up, in crescita del 18%). Ma è proprio l’eterologa la tecnica per la quale le coppie italiane sono a volte convinte di poter trovare un’offerta più agevole in altri Paesi come la Spagna. ’’Il livello dei trattamenti nel nostro Paese è invece altissimo – spiega Ubaldi – nonostante questo, alcuni pazienti scelgono di investire tempo e denaro per viaggiare altrove.
Oltre a essere una scelta difficile, soprattutto in questo periodo, dove i contagi da Sars-Cov-2 rendono molto difficile spostarsi all’estero, bisogna far sapere che in Italia ci sono tutte le tecnologie e l’expertise adatte ad assicurare un’assistenza ai massimi livelli. Il nostro gruppo peraltro garantirà l’accesso anche attraverso il Servizio sanitario nazionale, grazie al centro convenzionato Demetra di Firenze che è entrato a far parte di GeneraLife. Infine, i nostri centri sono oggi dotati di una banca donatrici interna al gruppo, per garantire un percorso della massima sicurezza possibile, dall’inizio alla fine del trattamento di ovodonazione’’.E’ dunque un’eccellenza italiana al timone del nuovo gruppo di cliniche GeneraLife, presente in 4 Paesi europei (Italia, Spagna, Repubblica Ceca e Svezia, con 12 centri in totale), e presto anche in altre nazioni: il nuovo network ha infatti una direzione scientifica e un modello di lavoro frutto dei 25 anni di lavoro ed esperienza dei fondatori del centro Genera a Roma, Filippo Maria Ubaldi, ginecologo, e Laura Rienzi, embriologa. ’’Ciò che si fa a Roma – commenta Laura Rienzi, direttore scientifico di GeneraLife insieme a Filippo Maria Ubaldi – non può essere uguale a ciò che è necessario fare in Spagna o in Svezia. Per questo, il nostro board garantirà che il meglio possa essere offerto a ogni singolo paziente, ovunque si trovi, basando il nostro lavoro sulla continua ricerca e aggiornamento scientifici. E in Italia avremo la possibilità di garantire assistenza non solo privata ma anche pubblica, grazie all’accesso in convenzione con il Ssn che il nostro centro in Toscana garantisce ormai da anni’’.
’’La nascita del gruppo europeo GeneraLife – commenta Claudia Livi, direttore medico del centro Demetra by GeneraLife – ci consentirà di condividere i più avanzati protocolli di diagnosi e trattamento dell’infertilità e di garantire alle coppie un percorso sicuro nella procreazione medicalmente assistita’’. ’’La criticità principale dell’ovodonazione in Italia – fa notare Francesca Bongioanni, direttore medico del centro Livet by GeneraLife di Torino – è sempre stata la necessità dei centri di rivolgersi a banche di ovociti estere, a causa del divieto di poter ricompensare economicamente le donatrici in Italia’’. ’’Sappiamo che le coppie di aspiranti genitori in questo momento possono essere impaurite per l’aumento di contagi da Sars-Cov-2 – commentano infine Ubaldi e Rienzi – e per la possibilità che possa essere imposto uno ‘stop’ ai trattamenti di fecondazione assistita. In ogni eventualità, grazie alle tecnologie disponibili nei centri di Pma, così come suggerito anche dalle nuove linee guida dell’Eshre (European Society of Human Reproduction and Embryology), i trattamenti potranno essere gestiti dando priorità ai prelievi dei gameti e valutando la possibilità di procedere alla crioconservazione degli stessi, per ‘fermarè il tempo’’.