La vitamina C svolge un ruolo importante contro il coronavirus. E’ quanto emerge da uno studio pubblicato su «Frontiers in Immunology», rivista ufficiale dell’International Union of Immunological Societies (IUIS), il lavoro multidisciplinare “The Long History of Vitamin C: From Prevention of the Common Cold to Potential Aid in the Treatment of COVID-19” coordinato dal Prof. Giuseppe D’Antona del Dipartimento di Sanità Pubblica, Medicina Sperimentale e Forense e Direttore del Centro Interdipartimentale delle Attività Motorie e Sportive (CRIAMS) dell’Università di Pavia e dal Dr. Massimo Negro, nutrizionista del CRIAMS.La rapida diffusione mondiale della SARS-CoV2 e il conseguente stato di emergenza riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno richiesto urgentemente uno sforzo alla comunità scientifica per identificare possibili strategie preventive e terapeutiche.
Nell’attesa di un vaccino, l’attenzione dei ricercatori si è indirizzata su trattamenti adiuvanti basati su evidenze indirette come ad esempio lo stato di sepsi, che condivide con SARS-Cov2 lo stesso grado drammatico di infiammazione. Il ruolo della vitamina C per mantenere alto il sistema immunitario prende spunto dalle prime teorie di Linus Pauling, viene venduta sotto forma di integratore alimentare per rinforzare le difese immunitarie nei confronti di patogeni di varia natura. Dai tempi di Pauling, diverse evidenze sono state acquisite sul ruolo fisiologico della vitamina C e l’impatto della sua supplementazione sulla salute dei soggetti.
Per far chiarezza sul tema, si è riunito un gruppo di esperti in nutrizione, fisiologia, clinica medica e igiene mettendo in luce diversi aspetti, alcuni consolidati, altri ancora da confermare, di un possibile utilizzo di questa vitamina per contrastare SARS-CoV2. Lo studio mette in luce che, sebbene sia stato registrato un aumento importante delle vendite di vitamina C immediatamente dopo la dichiarazione dello stato di emergenza globale, al momento non ci sono prove che l’integrazione di vitamina C possa proteggere le persone dal virus SARS-nCoV2. Occorre però evidenziare che nelle categorie ad alto rischio (es. obesi, diabetici, cardiopatici, anziani, ecc.) un’integrazione con vitamina C potrebbe ridurre i markers dell’infiammazione, quindi la suscettibilità all’infezione, e l’eventuale sviluppo della malattia. Infine, emergono dalla letteratura dati interessanti sulle somministrazioni in vena di vitamina C ad alte dosi (in regime ospedaliero), che suggerirebbero un potenziale utilizzo farmacologico per il trattamento della polmonite causata da infezione da SARS-CoV2.
Lo studio ha visto il fondamentale contributo del Dr. Giuseppe Cerullo (Università degli Studi di Napoli Parthenope) oltre che di altri docenti del Dipartimento di Sanità Pubblica, Medicina Sperimentale e Forense dell’Università di Pavia la Prof.ssa Mariangela Rondanelli e la Prof.ssa Hellas Cena. Fonte :https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fimmu.2020.574029/full