Con il passare degli anni i “cuscinetti” presenti all’interno delle articolazioni si usurano e così i movimenti diventano dolorosi. All’interno delle nostre articolazioni vi è un tessuto elastico e scivoloso chiamato cartilagine. La cartilagine articolare è un tessuto connettivo avascolare, aneurale che ricopre le superfici articolari. La funzione di assorbimento delle sollecitazioni meccaniche, a protezione dell’osso subcondrale, rende la supeficie articolare idonea a sostenere il carico. Se questa copertura protettiva viene persa a causa di lesioni o invecchiamento, l’osso “sfrega” contro la parete dell’altro osso provocando dolore. Le lesioni della cartilagine sono molto comuni e molto raramente guariscono in modo spontaneo. Ciò può causare ulteriori danni all’articolazione, portando all’osteoartrosi, uno dei tipi più comuni di artrite e una delle principali cause di disabilità in tutto il mondo. L’osteoartrosi è quindi una malattia cronica degenerativa ad evoluzione progressiva delle articolazioni. In buona sostanza è un’usura articolare che si perpetua nel tempo. L’artrosi è una malattia molto frequente. In Italia le malattie reumatiche colpiscono 5 milioni e mezzo di abitanti, cioè un decimo della popolazione. L’artrosi è di gran lunga l’affezione più frequente fra i pazienti reumatici. L’artrosi colpisce più frequentemente le donne che gli uomini. Tale frequenza è più evidente dopo i 55 anni quando si riscontra il maggior numero di casi di artrosi mentre prima, e soprattutto fino ai 45 anni, l’artrosi colpisce più frequentemente gli uomini. Tra i 45 ed i 55 anni la frequenza è pressoché uguale nei due sessi. La precocità di insorgenza negli uomini può essere ricondotta all’attività lavorativa; nelle donne il più frequente riscontro dopo i 55 anni può invece dipendere da alterazioni del metabolismo osseo riconducibile a modificazioni ormonali post-menopausali.
Un gruppo di ricerca della Queen Mary, Università di Londra, ha sviluppato due modi per incoraggiare la guarigione della cartilagine e migliorare il dolore articolare negli animali con osteoartrite dimostrando che questi metodi funzionano anche sulle cellule della cartilagine umana in una provetta. La scoperta consiste nell’aver individuato una molecola chiamata agrina in grado di essere utilizzata per trattare lesioni molto grandi alla cartilagine e alle ossa. Quando l’agrina viene impiantata nella cartilagine e nelle lesioni ossee, attiva rapidamente le cellule staminali dormienti nell’articolazione e le istruisce a riparare la lesione. In un altro studio – afferma il ricercatore – abbiamo scoperto che una molecola chiamata ROR2 è assente nella cartilagine sana e che viene prodotta dopo un infortunio contribuendo alla rottura della cartilagine nell’osteoartrite.
“Siamo riusciti a fermare la produzione di ROR2 – afferma il ricercatore – da parte delle cellule della cartilagine, utilizzando la tecnologia di silenziamento genico chiamata “piccolo RNA interferente”. Abbiamo visto che la cartilagine era protetta in una certa misura dall’usura ulteriore. C’era anche una rapida risposta al dolore”. Per entrambi gli approcci c’è ancora molto da fare per avere un trattamento che possa essere utilizzato nella pratica clinica, ma, se tutto va bene, la sperimentazione clinica potrebbe iniziare tra qualche anno. “Lo scopo è trasformare l’osteoartrosi in una malattia curabile o almeno prevenibile. Se questo approccio funziona negli esseri umani, ci aspettiamo che una semplice iniezione al ginocchio – conclude il ricercatore – sia sufficiente per curare i difetti della cartilagine e prevenire ulteriori danni. Potremmo anche essere in grado di trattare l’osteoartrosi cronica ed evitare la necessità di un impianto protesico”.
Le Fonti di Riferimento:
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2) https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs00402-019-03140-8
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