I bambini con Covid-19 hanno una carica virale più alta degli adulti in terapia intensiva. I risultati di uno studio pubblicato sul Journal of Pediatrics. “Con la pianificazione della riapertura delle scuole è fondamentale comprendere il ruolo di bambini e ragazzi nella diffusione del coronavirus e i fattori che possono indurre lo sviluppo di una malattia grave nei più giovani”. Questi in sintesi gli obiettivi di un nuovo studio pubblicato sul Journal of Pediatrics con cui i ricercatori hanno voluto fornire “i fatti tanto necessari affinché i responsabili politici prendano le migliori decisioni possibili per le scuole” dice il professor Alessio Fasano, pediatra, gastroenterologo e ricercatore italiano a capo del reparto di Gastroenterologia Pediatrica e Nutrizione del Massachusetts General Hospital di Boston della Harvard Medical School che, insieme ai colleghi, ha condotto la ricerca, descrivendo l’impatto di Covid-19 in età pediatrica.
I bambini con Covid-19 hanno una carica virale più alta degli adulti in terapia intensiva. L’analisi si è concentrata in particolare sulla carica virale, sulla suscettibilità alla malattia e la risposta immunitaria osservata in 192 pazienti di età inferiore ai 22 anni (media 10,2 anni) che hanno richiesto cure cliniche urgenti o sono stati ricoverati in ospedale presso il Massachusetts General Hospital per infezione confermata o sospetta da Sars-Cov-2 oppure per sindrome infiammatoria multisistemica (Mis-C). “Se presenti – scrivono i ricercatori nello studio – i sintomi di infezione da Sars-Cov-2 erano aspecifici. Su 49 bambini con diagnosi di infezione acuta da Sars-Cov-2 solo 25 (51%) presentavano febbre”. “Nei pazienti in età pediatrica – si legge nello studio – la carica virale nella fase sintomatica o presintomatica della malattia era significativamente più alta rispetto agli adulti ospedalizzati con malattia grave e oltre 7 giorni di sintomi”.
E ciò nonostante i più giovani sviluppino meno la malattia perché hanno un minor numero di recettori per Sars-Cov-2. Rispetto agli adulti in terapia intensiva gravemente malati di Covid-19, i bambini hanno dunque mostrato livelli significativamente più alti di coronavirus nelle vie aeree superiori specialmente nei primi due giorni di sintomi. “Non ci aspettavamo che la carica virale fosse così alta – ha ammesso Lael Yonker, direttore del Centro per la fibrosi cistica del Massachusetts General Hospital e autore principale dello studio e autore principale dello studio – . E ci sono “bambini sani” che stanno andando in giro con un’alta carica virale di Sars-CoV-2”. I ricercatori, tra l’altro, non hanno osservato alcuna correlazione tra età e carica virale e questo ha suggerito che i neonati come i giovani e gli adulti possono avere livelli ugualmente elevati di virus.
Sebbene non sia stato esaminato direttamente il rischio di trasmissione, la presenza di una carica virale elevata può potenzialmente significare una maggiore diffusione del virus e, quindi, un maggior rischio di contagio. Gli autori ritengono questo possa rendere le strategie di controllo dell’infezione molto più difficili da implementare, soprattutto perché i sintomi più lievi di Covid-19 sono molto simili a quelli di altre malattie comuni. In particolare perché, nonostante la febbre sia stata individuata come il primo sintomo più probabile di Covid-19, solo la metà dei bambini con infezione acuta presentava una temperatura corporea elevata, motivo per cui lo screening della temperatura potrebbe non essere uno strumento efficace nel caso della riapertura delle scuole e degli asili nido.
Al contrario, gli autori suggeriscono di concentrare le strategie sul distanziamento sociale, l’uso delle mascherine, lo screening virale e/o la didattica a distanza. “Senza misure di controllo di infezioni come quella dovuta a Sars-Cov-2 – concludono gli studiosi – esiste un rischio significativo che la pandemia persista e che i bambini possano portare il virus a casa, esponendo gli adulti a maggior rischio di sviluppare malattia grave”.