Milano, 4 giu. – In Europa è considerato il nemico numero uno per chi ha passato una vita a lavorare sotto il sole, esposto ai raggi ultravioletti giorno dopo giorno, in cantieri cittadini o nei campi per attività agricole. Il carcinoma cutaneo a cellule squamose è infatti una sorta di eredità, un tumore "dovuto a un danno cronico del sole", "strettamente correlato a una fotoesposizione continua ai raggi Uv e quindi più frequente soprattutto in età avanzata". Sono loro – i lavoratori che conducono la loro attività all'aperto – le vittime ideali di questa neoplasia, la cui incidenza "è in costante aumento" in tutto il Vecchio Continente. Insieme a "una nuova tipologia di pazienti più giovani: persone immunocompromesse per via di terapie immunosoppressive o perchè hanno avuto un trapianto e assumono farmaci antirigetto".
A tracciare un quadro sono Paola Queirolo, direttore dell'Oncologia medica del melanoma, sarcoma e tumori rari dell'Ieo (Istituto europeo di oncologia) di Milano, e Ketty Peris, direttore dell'Unità operativa complessa di Dermatologia, università Cattolica del Sacro Cuore e Policlinico Gemelli di Roma. L'occasione è l'annuncio della disponibilità in Italia di cemiplimab, la prima immunoterapia specifica per il Cscc avanzato. E' infatti stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la determina che ne ammette la rimborsabilità da parte del Servizio sanitario nazionale. L'anticorpo monoclonale anti-PD-1, sviluppato congiuntamente da Sanofi e Regeneron, è indicato per le forme metastatiche o localmente avanzate, quando chirurgia e radioterapia non sono più curative. Una notizia che arriva nell'imminenza della Giornata mondiale dei tumori alla pelle non-melanoma, in programma il 13 giugno.
Se in Italia si stimano 11mila nuovi casi l'anno, di questi circa il 3% si presenta in fase avanzata. E si stima che l'incidenza di questo tumore sia cresciuta del 263% dagli anni '80 ai 2000. "Di scottatura in scottatura le mutazioni si accumulano", spiega Peris, ed ecco perchè spesso questa neoplasia colpisce in tarda età. Particolarmente a rischio sono "i fototipi chiari". E l'incidenza risulta "più alta dopo i 65 anni, e negli uomini rispetto alle donne con un rapporto di 3 a 1". Per quanto riguarda i lavoratori, il fattore di rischio è elevato quando si ha un 75% delle ore lavorative trascorse al sole. Dopo 5 anni costantemente esposti ai raggi Uv e senza le dovute protezioni, il rischio di sviluppare un tumore cutaneo non melanomatoso aumenta del 100%. Il rischio di contrarre Cscc raddoppia nelle persone che lavorano esposte al sole senza protezione. E poi c'è l'altra categoria di pazienti, più giovani "Proprio da quest'anno – spiega Queirolo – nelle linee guida Aiom è stata indicata con la forza della raccomandazione la visita di controllo dermatologica ogni 6 mesi per i pazienti immunocompromessi, sia i trapiantati e sia coloro che hanno in corso terapie immunosoppressive, perchè ad alto rischio. Ed è la prima volta che viene inserita questa indicazione".
"Nei casi più gravi di Cscc – ricorda Queirolo – l'impatto sulla qualità di vita è molto alto. Ricordo che spesso è una neoplasia deturpante, che porta all'isolamento sociale di pazienti frequentemente anziani. E poi c'è il dolore. Avere un beneficio" da una nuova terapia, la prima mirata, "è un dato importante". Questo tumore "ha anche un costo importante per la sanità, "stimato in 24 milioni di euro, su cui pesa il fatto che i pazienti avanzati hanno una prognosi sfavorevole".