Roma, 3 apr. – Test sierologici rapidi per ottenere una sorta di certificato di immunità? Per il virologo Fabrizio Pregliasco "con questo tipo di test il rischio di falsi positivi è molto elevato. Al momento si tratta di esami validi per un'indagine epidemiologica che ci dica quanto Sars-CoV-2 abbia circolato in un certo ambiente, ma non a livello di certificato d'immunità", spiega all'AdnKronos Salute il virologo dell'Università di Milano che si dice "d'accordo con Pierangelo Clerici: questi test vanno validati e occorre un protocollo nazionale, le Regioni non possono andare in ordine sparso".
Il problema della performance dei test sierologici su Sars-CoV-2 "è che vanno validati. Ma questo tipo di esami – precisa Pregliasco – sconta anche una problematica che si può spiegare con quello che è accaduto all'inizio con i test dell'Hiv: gli esami erano molto più precisi nella popolazione dei tossicodipendenti, dove c'era un tasso maggiore di sieropositivi, mentre ad esempio nei sanitari si registravano più falsi positivi. La performance di questo tipo di test nella migliore delle ipotesi è del 95%, inoltre il rischio di un falso positivo aumenta con il diminuire della prevalenza di sieropositivi".