Milano, 24 mar. – Tamponi ai calciatori e non ai medici. Parla di "discriminazione" Nicola Mumoli, direttore dell'Unità operativa di Medicina dell'ospedale di Magenta "dove da settimane trovano cura oltre 130 pazienti affetti da Covid 19", e in una lettera inviata al 'Corriere della Sera' denuncia un episodio che ha coinvolto una sua collaboratrice. "Impegnata da subito in questa battaglia e con contatti quotidiani con pazienti affetti da Covid-19, pochi giorni fa si è ammalata – racconta – manifestando sintomi e segni tipici della patologia virale. Contattati più volte i numeri di emergenza nazionale, le è stato negato il tampone".
Invece, osserva il camice bianco, "le pagine delle cronache riportano le buone condizioni di calciatori, attori e politici che esattamente come la mia collaboratrice hanno avuto 'contatto con persone positive e sintomi da virosi' ma cui, a differenza della dottoressa, è stato eseguito il tampone e quindi formulato un corretto programma sanitario di controllo".
"Non conoscere, ma solo ipotizzare per la mia collaboratrice un contagio da coronavirus, oltre a essere ragione di preoccupazione e angoscia, non le consente di applicare le linee guida in fieri sull'eventuale assunzione di farmaci antiretrovirali nè di scegliere i corretti tempi del rientro al lavoro", segnala il primario. "Inevitabile il pensiero di chiunque: grande solidarietà con il personale sanitario, striscioni ovunque, slogan buonisti sbandierati da tutti, ma di fatto solo discriminazione e ipocrisia. Se si deve scegliere tra un calciatore e un medico non ci sono dubbi e ci sentiamo condannati a sparire sotto quella mascherina che indossiamo ogni giorno".