Milano, 21 feb. – Sei pazienti positivi al coronavirus in Lombardia. Un 38enne italiano è ricoverato in Terapia intensiva all'ospedale di Codogno, in provincia di Lodi. L'uomo è in gravi condizioni. La prognosi è riservata e al momento non può essere trasferito al Sacco di Milano, dove si trova attualmente ricoverata sua moglie, anche lei positiva al test. "Stanotte è venuto il personale del Sacco, anestesisti e infettivologi – ha riferito all'Adnkronos il direttore sanitario dell'ospedale di Codogno, Andrea Filippin – e hanno deciso, d'accordo con i medici della rianimazione di Codogno, di tenerlo qui per le sue condizioni ancora instabili. Siamo in stretto contatto e c'è accordo sulla gestione del paziente tra noi e il Sacco".
NEGATIVO MANAGER RIENTRATO DALLA CINA – L'uomo rientrato dalla Cina, un manager della Mae spa di Fiorenzuola d'Arda con cui il 38enne ricoverato a Codogno ha cenato più volte, "è negativo" al nuovo coronavirus, ha spiegato in conferenza stampa Giulio Gallera, assessore al Welfare della Regione Lombardia. Il cosiddetto caso indice è ricoverato al Sacco di Milano. Le indagini tuttavia proseguono: "A un certo punto il virus viene eliminato e il test potrebbe non rilevarlo più", ha precisato infatti l'assessore. Per questo, materiale biologico è stato "inviato all'Istituto superiore della sanità per la ricerca degli anticorpi". Quanto alla moglie del paziente, che è un'insegnante, "è in maternità. Non sta lavorando" ha precisato la Regione Lombardia.
SEI I CASI POSITIVI – Oltre al 38enne ricoverato in terapia intensiva all'ospedale di Codogno, alla moglie e a un contatto stretto, che "condivideva l'attività sportiva con il primo paziente", ci sono altri tre casi che portano "il totale a sei pazienti positivi" in Lombardia, ha riferito Gallera in conferenza stampa. La moglie del 38enne ricoverata al Sacco e gli altri cinque a Codogno. "Nella notte infatti – ha precisato l'assessore – hanno fatto l'accesso al pronto soccorso di Codogno altre tre persone, uno è venuto da solo, gli altri due in ambulanza. Ad oggi l'unico elemento che conosciamo è che vivono tutti nella stessa area. Dobbiamo parlare con loro e con i loro familiari per capire se c'è una connessione". Tutti con "quadri di polmonite importanti". "I pazienti positivi sono uomini e donne, tutti intorno ai 40 anni d'età", ha precisato Gallera.
PRIMI SINTOMI – Il paziente in prognosi riservata "ha mostrato i primi sintomi il giorno 15 febbraio. Si è recato al pronto soccorso di Codogno il giorno 18". Il paziente "aveva lamentato uno stato febbrile. E' stato alcune ore in pronto soccorso ed è stato rimandato a casa. Dopo alcune ore è peggiorato e quindi è tornato al pronto soccorso. In quel momento è stato ricoverato e la sua condizione è degenerata velocemente. E quando è stato portato in terapia intensiva, di fronte alle insistenti domande, la moglie ha ricordato che, i primi di febbraio, ha avuto degli incontri con un suo amico che tornava da un viaggio in Cina. Da lì abbiamo fatto i tamponi".
250 I CONTATTI IDENTIFICATI E IN ISOLAMENTO- I camici bianchi sono al lavoro per ricostruire la rete di contatti del 38enne. L'uomo, stando a quanto apprende l'Adnkronos, prima di essere ricoverato ha giocato a calcio con la squadra del bar Picchio di Castiglione d'Adda e partecipato a un corso della Croce Rossa sabato mattina. In tutto sono circa 250 le persone identificate come contatti dei casi positivi al nuovo coronavirus nel Lodigiano, in isolamento e alle quali verrà fatto o già è stato fatto il tampone. "Abbiamo 149 persone che sono contatti del 38enne ricoverato a Codogno tra infermieri, parenti e conoscenti – ha detto Gallera – Poi ci sono coloro che lavorano con lui in azienda e hanno avuto un contatto diretto, e ancora gli appartenenti alle attività sportive da lui frequentate. Si parla di centinaia di persone", ma il numero potrebbe crescere via via che si ricostruiscono le reti di contatti dei 6 pazienti positivi.
Una donna, sintomatica, collega del paziente 0 all'Unilever di Lodi, è ricoverata in isolamento nel reparto di Malattie Infettive dell'Ospedale di Piacenza: è atteso l'esito del tampone esaminato presso il laboratorio di riferimento regionale del Sant'Orsola. L'infermiere triagista piacentino che ha accolto il paziente 0 al Pronto Soccorso di Codogno è in isolamento domiciliare volontario. Vive solo e, benchè asintomatico, gli è stato eseguito il tampone, fa sapere la Regione Emilia Romagna.
"STATE A CASA" – A Codogno il pronto soccorso è stato subito chiuso a scopo precauzionale. "I reparti interessati dagli accertamenti sono anche la terapia intensiva e la medicina interna – ha riferito Gallera – mentre gli altri funzionano normalmente". All'ospedale di Codogno è entrata in azione una squadra per la disinfezione degli ambienti. Inoltre, "in via prudenziale oggi diciamo a tutti i cittadini dei comuni coinvolti", Castiglione d'Adda, Codogno e Casalpusterlengo, "di rimanere a casa da scuole e attività pubbliche" ha detto l'assessore. Salgono così a 3 i comuni interessati dalla raccomandazione regionale: oltre a Castiglione d'Adda e a Codogno, per i quali l'invito era stato rivolto già in mattinata, anche Casalpusterlengo, sede dell'azienda Unilever dove lavora il 38enne ricoverato in Terapia intensiva.
UNILEVER E MAE SPA – Sono stati attivati i protocolli ministeriali previsti ad Unilever e Mae spa. Lo fa sapere la Regione Emilia Romagna, che spiega: la gestione dell'azienda lombarda (Unilever) – come prevede lo stesso ministero – è in capo alla Regione Lombardia, mentre la Regione Emilia-Romagna, in pieno raccordo con l'Azienda sanitaria di Piacenza, si sta occupando della Mae. Il dipartimento di Igiene pubblica dell'Ausl piacentina ha già contattato il medico competente della Mae per avviare la vigilanza sui lavoratori dell'azienda, che oggi è stata chiusa prudenzialmente per iniziativa del titolare.
PREGLIASCO – La situazione che sta emergendo in Lombardia "non è inaspettata: soggetti con poca o nulla sintomatologia possono trasmettere il nuovo coronavirus. Si conferma il rischio pandemico per Covid-19" ha affermato all'Adnkronos Salute il virologo dell'Università di Milano Fabrizio Pregliasco. "Bisogna anche dire che si evidenzia la capacità di tracciare i casi, ma è il momento di tirare fuori dai cassetti i piani pandemici, già approntati per le minacce del passato", ha aggiunto Pregliasco.
TUTTI GLI ITALIANI RIMPATRIATI HANNO LASCIATO LA CECCHIGNOLA – Intanto hanno lasciato stamattina la cittadella militare della Cecchignola anche gli ultimi 36 italiani rimpatriati il 3 febbraio scorso da Wuhan focolaio del coronavirus, dopo aver concluso le circa due settimane di isolamento. In totale erano 56 i connazionali rimpatriati con quel volo dell'Aeronautica militare. Diciannove erano già usciti dalla Cecchignola ieri nel tardo pomeriggio, dopo il saluto dei ministri della Salute Roberto Speranza e della Difesa Lorenzo Guerini. Uno dei 56 italiani invece, 29enne reggiano, risultò, nel corso dell'isolamento, positivo al coronavirus e fu trasferito all'ospedale Spallanzani dove resta ancora ricoverato. Ora la cittadella militare, dopo le bonifiche necessarie, si prepara ad accogliere altri connazionali che erano rimasti bloccati a bordo della nave da crociera Diamond Princess in Giappone e che saranno rimpatriati domani.